Di Alessandro Albano
Investing.com - Dopo tre settimane di chiusura, la Borsa di Mosca torna agli scambi ma solo per metà. L'azionario, infatti, non da segni di vita mentre riapre il mercato obbligazionario, sostenuto dall'interventismo della banca centrale guidata da Elvira Nabiullina che si è impegnata a comprare il debito per garantire la stabilità del credito.
Sul mercato secondario, il titolo di Stato a 10 anni balza del 16% ad un rendimento del 14,1% dopo i massimi del 19% raggiunti nei giorni seguenti l'invasione dell'Ucraina. La scorsa settimana, Mosca è stata molto vicina al default sul pagamento di due cedole denominate in dollari dal valore di $117 milioni alimentando le preoccupazioni circa la solvibilità del Paese dopo il congelamento degli asset esteri da parte dei Paesi occidentali e la svalutazione del rublo
Fallimento per ora evitato, ma nei prossimi mesi Mosca si troverà ad affrontare pagamenti più corposi. Oltre ai 615 milioni di dollari di interessi in scadenza il prossimo 31 marzo, il Tesoro russo dovrà rimborsare un'intera obbligazione dal valore di $2 miliardi il 4 aprile.
Intanto, negli Stati Uniti preoccupa l'appiattimento della curva dei rendimenti, la cui inversione viene interpretata dagli operatori come un avviso di possibile recessione. Molti analisti si stanno chiedendo se il ciclo di inasprimento monetario inaugurato dalla Fed combinato alla pressione attuale sui prezzi porterà l'economia in regressione viste le conseguenze su consumi e investimenti.
"La nostra preoccupazione è che la Fed si stia avvicinando ad un rallentamento economico poiché dà la priorità all'inflazione elevata", ha detto a Bloomberg Sue Trinh, responsabile della strategia macro per l'Asia di Manulife Investment Management. "Pensiamo che equilibrerà il trade off tra crescita più lenta e inflazione più elevata ritardando i prezzi di mercato in termini di ritmo, entità e durata di questo ciclo di inasprimento", ha aggiunto.
Il Tnote decennale balza del 4% ad un tasso del 2,37%, mentre il biennale rende il 2,026% (+3,5%). Si stringe il differenziale tra il 10y e il Stati Uniti 30 anni ora al 2,49%.
Le cose non vanno diversamente in Europa, dopo che la BCE ha spinto sull'uscita dal QE affermando che è pronta a rivedere il programma APP già nel terzo trimestre accelerando il percorso verso un aumento dei tassi. Il Btp a 10 anni sale ai livelli del giungo 2019 (1,98%), mentre il Bund balza oltre lo 0,43% (tasso del settembre 2018).