ROMA (Reuters) - L'Italia è pronta ad offrire nuovi impegni contro l'evasione fiscale e valuta anche un parziale aumento dell'Iva per disinnescare il rischio di una procedura d'infrazione europea, secondo quanto riferiscono due fonti governative.
La Commissione ha chiesto al governo una correzione del deficit strutturale, calcolato al netto del ciclo e delle una tantum, di circa 3,4 miliardi, chiedendo un più rapido percorso di riduzione del rapporto debito/Pil.
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan deve rispondere entro mercoledì primo febbraio e le fonti spiegano che l'elenco dei possibili interventi è ormai definito, mentre ancora manca l'intesa politica.
Oggi pomeriggio Padoan, che ha avvertito del rischio di una procedura, incontrerà il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per definire il contenuto della missiva a Bruxelles.
L'Italia metterà sul piatto nuovi tagli alla spesa ma il grosso delle misure è destinato a produrre nuove entrate, ad esempio tramite la soppressione di alcune agevolazioni fiscali (tax expenditure).
Sul fronte Iva un'opzione è tornare ad insistere con Bruxelles perché sia esteso alla grande distribuzione il cosiddetto 'reverse charge', cioè la previsione che sia l'acquirente a versare l'Iva al posto del venditore.
A fine maggio 2015 la Commissione europea aveva respinto la proposta italiana ritenendo non provata la tesi che la misura contribuisca a combattere le frodi fiscali.
La lettera dovrebbe annunciare anche un rafforzamento dello 'split payment', in base al quale sono le pubbliche amministrazioni a versare l'Iva al posto dei fornitori privati.
Entrambe le misure rispondono ad esigenze di equità: l'Iva assicura in Italia un gettito pari al 6% circa del Pil, il più basso tra tutti i Paesi europei.
L'operazione non produrrebbe quindi i temuti "effetti depressivi" sull'economia che Gentiloni ha detto di voler escludere. [nL5N1FH5A1]
Lo scenario 'hard' prevede invece aliquote in aumento per Iva e accise, anticipando in parte al 2017 la stretta prevista dal 2018 con le cosiddette clausole di salvaguardia, inserite a garanzia dei saldi.
Con un'inflazione pressoché a zero gli effetti negativi sui consumi sembrano limitati ma il costo politico può essere rilevante, soprattutto se il Pd insistesse per votare anticipatamente a giugno.
Gentiloni ha detto in più occasioni di agire in continuità rispetto a Matteo Renzi, che da Palazzo Chigi si è sempre opposto a qualsiasi ipotesi di inasprimento fiscale.
"Ogni opzione viene valutata in termini di pro e contro. Si tratta fino all'ultimo", spiega una delle fonti.
Un intervento di questo genere presenterebbe anche un vantaggio: ridurre la manovra 2018 necessaria a disinnescare le restanti clausole, che nel complesso hanno un valore di quasi 20 miliardi.
(Giuseppe Fonte)