ROMA (Reuters) - Il nuovo piano industriale 2017-2021 di Astaldi punta a ridurre il rischio e a rendere sostenibile la crescita anche con un diverso orientamento geografico, che farà salire il contributo di Nord America ed Europa e ridurre quello di Turchia e Russia.
Lo hanno spiegato il presidente Paolo Astaldi e l'Ad Filippo Stinellis nel corso della presentazione del piano.
"Non ci sono nuovi mondi da esplorare ma un focus sulle aree a maggiore stabilità dove siamo presenti, questo porta a margini più contenuti", ha detto Astaldi.
Il piano prevede che al 2021 il contributo ai ricavi delle aree a minore rischio, Italia, resto d'Europa e Americhe, salga oltre il 75% dal 60% attuale a discapito di Russia e Turchia.
Il piano prevede un Ebitda di 400 milioni nel 2018 e di 460 milioni nel 2021, mentre il debito è visto calare a 900 milioni nel 2018 e a 400 nel 2021.
Sono previsti oltre 500 milioni di cessioni di attività di cui circa 200 tra il 2017 e 2018.
Stinellis ha comunque chiarito che Astaldi non intende abbandonare Turchia e Russia. "In quelle aree saremo sempre presenti, ma il nostro obiettivo è consolidare e crescere di più nelle aree a basso medio rischio, dove abbiamo investimenti programmati e pagamenti puntuali".
In Turchia sono arrivati a completamento alcuni grandi progetti, come il ponte sul Bosforo e quello dell'autostrada Gebze-Izmir, che "non saranno totalmente sostituiti per importo" ha detto Stinellis, ricordando che si tratta di opere in concessione da complessivi 10 miliardi. Ora Astaldi guarderà maggiormente a lavori di costruzione.
Aspettative di crescita in nord America dove, ha detto il presidente Astaldi, "ci si aspetta un aumento degli investimenti in infrastrutture". Stinellis ha spiegato che tramite la Astaldi construction Corp (di diritto Usa) "prevediamo che il fatturato triplichi nell'arco di piano dagli attuali 80/100 milioni a circa 300".
Astaldi ha detto che guarda ad opportunità nel facility management, dove potrebbe pensare ad acquisizioni.
Nel 2017 il capex è indicato in 119 milioni, stabile poi nel 2018 (120) e (118) nel 2019.
(Stefano Bernabei)