ROMA (Reuters) - Tra 2007 e 2016 il debito di comuni e province è sceso di quasi il 20% (-22 miliardi), a causa principalmente dei vincoli di spesa introdotti dal governo centrale.
È quanto emerge dal rapporto sulla finanza locale del centro studi di Cassa depositi e prestiti.
Il debito complessivo della pubblica amministrazione era infatti il 99,7% del Pil nel 2007, pari a 1.605 miliardi di euro, di cui il 6,9% (111 miliardi) era rappresentato dal debito delle amministrazioni locali, spiega Cdp.
Nel 2016 il debito ha raggiunto quota 2.218 miliardi di euro, ma "il peso relativo delle istituzioni locali si è sensibilmente ridotto scendendo a 89 miliardi (4%, -22 miliardi di euro rispetto al 2007)".
I vincoli di consolidamento fiscale hanno non solo limitato la capacità di spesa di comuni e province ma determinato anche una diversa ricomposizione nella componente di flusso connessa ai saldi di bilancio.
"In particolare, nel 2007 l'avanzo primario delle amministrazioni locali rappresentava circa il 7,7% (sceso poi al 4,6% nel 2008) del saldo consolidato del bilancio pubblico, mentre nel 2016 questo peso relativo è salito al 27,5%", prosegue il rapporto.
Negli anni, quindi, si è progressivamente chiesto alle amministrazioni locali (e in particolare ai Comuni) di conseguire saldi primari maggiori rispetto a quanto fosse dovuto in ragione di un minor peso relativo in termini di stock di debito pubblico accumulato.
"Complessivamente, inoltre, tra il 2007 e il 2016, la riduzione del rapporto debito/Pil generata attraverso i saldi primari cumulati pari a circa 11,1 punti percentuali è attribuibile per il 15% alle amministrazioni locali" spiega lo studio.