Investing.com - Il dollaro e lo yuan sono invariati questo martedì, persino in seguito alla minaccia del Presidente USA Donald Trump di aumentare i dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi.
In un’intervista al Wall Street Journal, Trump ha affermato che prevede di procedere con l’aumento dei dazi su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi dal 10% attuale al 25%.
Trump ha dichiarato che era “altamente improbabile” che accettasse la richiesta della Cina di evitare di aumentare i dazi, aumento previsto a partire dal 1° gennaio. I commenti si contrappongono alle recenti speculazioni circa un possibile accordo in occasione dell’incontro tra Trump e il Presidente cinese Xi Jinping a margine del summit del G20 in agenda a Buenos Aires questa settimana.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è invariato a 96,893.
I trader attendono inoltre il discorso del Presidente della Federal Reserve Jerome Powell di domani e i verbali del vertice della banca centrale il giorno successivo per avere maggiori indicazioni su quante altre volte la banca intende alzare i tassi di interesse.
“I mercati seguiranno con particolare attenzione le parole di Powell dato che c’è stato già un netto aggiustamento delle aspettative sui tassi della Fed”, spiega Nick Twidale, direttore operativo di Rakuten Securities.
“Consideriamo un riconoscimento del rallentamento della crescita globale negativo per il dollaro”.
Il cambio USD/CNY sale dello 0,1% a 6,9480 con la Banca Popolare cinese (PBOC) che ha fissato il tasso di cambio dello yuan a 6,9463 rispetto all’attestazione di ieri di 6,9453.
Il dollaro australiano, spesso considerato indicativo della propensione al rischio globale, è in salita, con la coppia AUD/USD a 0,7236, su dello 0,24%.
Lo yen giapponese, tradizionale valuta rifugio, sale dello 0,11% contro il dollaro.
Il cambio GBP/USD scende dello 0,12% a 1,2813, mentre i timori per la Brexit continuano a pesare sulla moneta.
“Il Parlamento voterà l’accordo l’11 dicembre quindi, da qui ad allora, la sterlina probabilmente sarà scambiata in range stretto, con gli scettici che aspettano l’esito finale”, scrive in una nota Kathy Lien, direttore di gestione delle strategie monetarie.