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Dollaro giù tra le parole di Trump e la propensione al rischio

Pubblicato 15.04.2019, 08:40
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Investing.com - Il dollaro scende negli scambi europei di questo lunedì mattina, gli asset legati al rischio in tutto il mondo traggono vantaggio dagli eventi della scorsa settimana, tra cui un inizio incoraggiante della stagione degli utili negli Stati Uniti ed ulteriori segnali del fatto che l’economia cinese sta riacquistando slancio.

Alle 04:00 ET (08:00 GMT), l’euro sale dello 0,1% rispetto alla chiusura di venerdì in Europa attestandosi a 1,1315 dollari, mentre la sterlina è in lieve rialzo a 1,3085 dollari, ma pesa ancora il persistere dello stallo politico sulla Brexit.

L’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, si attesta a 96,480, giù dello 0,1%.

Il dollaro è stato attaccato dalla Casa Bianca nel fine settimana, con il Presidente Donald Trump che ha di nuovo accusato la Federal Reserve su Twitter, dandole la colpa per il rallentamento della crescita e per aver pesato sui prezzi dei titoli azionari tramite l’inasprimento della politica monetaria.

I ripetuti attacchi di Trump alla Fed sono nettamente in contrasto con la consuetudine di lasciare che la banca gestisca la politica monetaria senza pressioni politiche, rendendo più difficile per la Fed alzare i tassi di interesse anche se ne avesse l’intenzione. I dati della banca stessa suggeriscono che i policymaker non intendono inasprire ulteriormente la politica monetaria quest’anno, dopo la sospensione del processo di riduzione del bilancio a settembre.

Il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha affermato, in occasione del vertice del Fondo Monetario Internazionale sabato, di essere “sicuramente preoccupato per l’indipendenza della banca centrale” e soprattutto “nella più importante giurisdizione al mondo”.

Ci sono stati recenti segnali del fatto che il governo Trump stia cercando di influenzare la politica della Fed nominando dei fedelissimi del Presidente al direttivo della banca. Tuttavia, i senatori Repubblicani hanno segnalato la scorsa settimana di non essere pronti a supportare Herman Cain, uno degli alleati di Trump ipotizzato come un prossimo governatore della Fed.

Draghi ed altri funzionari della BCE sono stati inoltre cautamente positivi circa una ripresa dell’economia della zona euro nella seconda metà dell’anno, un qualcosa che secondo gli economisti sembra più probabile ora che l’economia cinese sembra essersi stabilizzata. Gli analisti di Nordea Markets ieri hanno reso noto che puntano ad un cambio EUR/USD di 1,1650 dollari.

Intanto, il dollaro scende contro yen, ma sale contro il kiwi in seguito a dei dati economici deboli in Nuova Zelanda.

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