Di Geoffrey Smith
Investing.com - L’euro ha toccato un massimo di cinque mesi contro il rublo russo lunedì, giorno in cui è entrato in vigore il tanto atteso embargo dell’UE sulle importazioni di petrolio e prodotti petroliferi russi.
L’euro ha superato i 66 rubli per la prima volta dalla fine di luglio, guadagnando il 2,1% alle 15:15 CET, nel contesto di un ampio rimbalzo favorito dalla crescente percezione che la zona euro eviterà lo scenario peggiore di un diffuso razionamento energetico quest’anno, nonostante la mancanza di combustibili liquidi e di gas naturale da parte di un Paese che fino a quest’anno ne era il principale fornitore.
Fino a poco tempo fa, l’UE importava fino a 1 milione di barili di petrolio al giorno dalla Russia, nonostante la decisione di molti importatori di cercare forniture alternative a causa della stigmatizzazione del Paese dopo l’invasione dell’Ucraina a febbraio. Il blocco ha avuto bisogno di mesi per prepararsi a questo passo, che ha richiesto grandi aggiustamenti per diventare realtà. Alcune raffinerie in Europa, come quella di Schwedt nel nord-est della Germania e le altre in Romania e Italia, sono legate a infrastrutture di epoca sovietica o sono state tecnologicamente configurate per lavorare con l’Urals, la miscela di greggio pesante e ad alto tenore di zolfo della Russia, che è la sua principale miscela di esportazione.
Per proteggere le forniture di Schwedt, la raffineria che domina il mercato regionale intorno a Berlino, il governo tedesco ha firmato accordi con la Polonia per far arrivare greggio alternativo attraverso oleodotti potenziati che scendono da Danzica. Nel frattempo, il governo italiano ha stretto accordi per portare il petrolio dall’Egitto alla raffineria ISAB in Sicilia, di proprietà della più grande compagnia petrolifera privata russa, la Lukoil (MCX:LKOH).
Allo stesso tempo, il blocco ha goduto di un inizio della stagione di riscaldamento invernale relativamente privo di drammi, con temperature generalmente miti in ottobre e novembre che hanno permesso di continuare le iniezioni negli stoccaggi più a lungo del solito, consentendo al blocco di raggiungere il suo obiettivo di stoccaggio pieno prima del tempo. Anche i consumi si sono ridotti in modo significativo: la scorsa settimana la domanda in Germania è scesa del 21,8% rispetto all’anno precedente, eliminando i fattori legati alla temperatura.
Tuttavia, sembra altamente improbabile che l’embargo di per sé porti immediatamente a un aumento significativo della pressione economica sul Cremlino affinché cambi rotta.