Investing.com - I futures del petrolio greggio sono in calo nella mattinata di questo mercoledì, vicini al livello più basso della settimana; la mancanza di progressi nei negoziati per evitare il precipizio fiscale statunitense prima della scadenza di gennaio, ha pesato sulla propensione al rischio.
I traders del petrolio attendono il report settimanale sulle scorte USA di greggio e di prodotti raffinati, che sarà rilasciato dall’U.S. Energy Information Administration nel corso della giornata.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a gennaio sono stati scambiati a 86,95 dollari al barile nella mattinata europea, in calo dello 0,25% sulla giornata.
I prezzi del petrolio sulla borsa di New York sono scesi dello 0,3% stamane, per toccare il minimo della seduta di 86,91 al barile.
Gli operatori continuano a monitorare il “precipizio fiscale” statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
Il leader della maggioranza al Senato Harry Reid ha messo in tensione gli investitori, poiché ieri ha dichiarato che sono stati fatti “pochi progressi” per raggiungere un accordo per la fine dell’anno.
Si teme che l’economia USA ricada in recessione, a meno che il Congresso in preda alle divisioni interne e la Casa Bianca non trovino un compromesso prima della scadenza del 1° gennaio.
Pesano inoltre i dubbi sul debito greco. I creditori della Grecia hanno trovato un accordo per ridurre i target di riduzione del debito di 40 miliardi di euro al 124% del PIL per il 2020.
Ma la mancanza di dettagli su come la Grecia implementerà le riforme necessarie ha colpito il sentimento del rischio.
Le notizie hanno spinto gli investitori a staccarsi verso asset più rischiosi come titoli e materie prime titoli, ed a dirigersi verso il dollaro, tradizionale valuta rifugio.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,1% a 80,47.
Un dollaro più forte rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute.
I traders del petrolio attendono nel corso della giornata i dati settimanali ufficiali del governo sulle scorte di petrolio al fine di valutare la forza della domanda principale consumatore mondiale di petrolio.
Si prevede che il report mostri un aumento di 0,3 milioni di barili la scorsa settimana. Per le scorte di benzina è stato previsto un aumento di 0,85 milioni di barili.
Dopo la chiusura di martedì, l’American Petroleum Institute ha pubblicato il suo rapporto sulle scorte che mostra un aumento di 1,96 milioni di barili la scorsa settimana, mentre per la benzina le riserve sono scese di 2,28 milioni di barili.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a gennaio sono scesi dello 0,3%, scambiati a 109,58 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 22,63 dollari al barile.
I traders del petrolio attendono il report settimanale sulle scorte USA di greggio e di prodotti raffinati, che sarà rilasciato dall’U.S. Energy Information Administration nel corso della giornata.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a gennaio sono stati scambiati a 86,95 dollari al barile nella mattinata europea, in calo dello 0,25% sulla giornata.
I prezzi del petrolio sulla borsa di New York sono scesi dello 0,3% stamane, per toccare il minimo della seduta di 86,91 al barile.
Gli operatori continuano a monitorare il “precipizio fiscale” statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
Il leader della maggioranza al Senato Harry Reid ha messo in tensione gli investitori, poiché ieri ha dichiarato che sono stati fatti “pochi progressi” per raggiungere un accordo per la fine dell’anno.
Si teme che l’economia USA ricada in recessione, a meno che il Congresso in preda alle divisioni interne e la Casa Bianca non trovino un compromesso prima della scadenza del 1° gennaio.
Pesano inoltre i dubbi sul debito greco. I creditori della Grecia hanno trovato un accordo per ridurre i target di riduzione del debito di 40 miliardi di euro al 124% del PIL per il 2020.
Ma la mancanza di dettagli su come la Grecia implementerà le riforme necessarie ha colpito il sentimento del rischio.
Le notizie hanno spinto gli investitori a staccarsi verso asset più rischiosi come titoli e materie prime titoli, ed a dirigersi verso il dollaro, tradizionale valuta rifugio.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,1% a 80,47.
Un dollaro più forte rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute.
I traders del petrolio attendono nel corso della giornata i dati settimanali ufficiali del governo sulle scorte di petrolio al fine di valutare la forza della domanda principale consumatore mondiale di petrolio.
Si prevede che il report mostri un aumento di 0,3 milioni di barili la scorsa settimana. Per le scorte di benzina è stato previsto un aumento di 0,85 milioni di barili.
Dopo la chiusura di martedì, l’American Petroleum Institute ha pubblicato il suo rapporto sulle scorte che mostra un aumento di 1,96 milioni di barili la scorsa settimana, mentre per la benzina le riserve sono scese di 2,28 milioni di barili.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a gennaio sono scesi dello 0,3%, scambiati a 109,58 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 22,63 dollari al barile.