Investing.com - Il prezzo dell’oro scende nuovamente sotto il livello di 1.200 dollari questo giovedì, dopo i dati che hanno mostrato un calo delle richieste di sussidio di disoccupazione al minimo dal 2000, alimentando l’ottimismo sul mercato del lavoro.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna a giugno hanno toccato il minimo intraday di 1.191,20 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata statunitense, per poi attestarsi a 1.192,60 dollari l’oncia troy, in calo di 17,50 dollari, o dell’1,45%.
Ieri, l’oro ha visto un calo di 3,90 dollari o dello 0,32% ed ha chiuso a 1.210,00. Martedì l’oro ha toccato il massimo di tre settimane di 1.214,60 dollari.
Supporto a 1.177,60 dollari, il minimo dal 27 aprile e resistenza a 1.214,60 dollari, il massimo dal 28 aprile.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a luglio scendono di 16,2 centesimi, o dello 0,97% a 16,55 dollari l’oncia troy. Ieri l’argento ha toccato quota 16,72, un livello che non si registrava dall’8 aprile, per poi attestarsi a 16,70, in salita di 7,2 centesimi o dello 0,43%.
Il Dipartimento per il Lavoro USA ha mostrato che il numero delle richieste di sussidio di disoccupazione nella settimana terminata il 25 aprile è sceso di 34.000 unità, a 262.000 unità, dalle 296.000 della settimana precedente. Gli analisti avevano previsto un calo di 6.000 unità a 290.000 la scorsa settimana.
Il Dipartimento per il Commercio ha dichiarato che le spese pro-capite sono salite dello 0,4% il mese scorso, contro l’aumento previsto dello 0,5%. Questo dato macroeconomico è la principale voce dell’economia USA in quanto ne rappresenta i due terzi.
Un secondo report ha mostrato che i costi del lavoro USA, vale a dire i costi che imprese e governo pagano per il lavoro civile, hanno visto un aumento dello 0,7% nel primo trimestre, contro le aspettative di un aumento dello 0,6%.
I dati positivi hanno allentato le preoccupazioni sull’economia USA ed hanno alimentato le speculazioni verso un aumento dei tassi Fed anticipato.
La Federal Reserve ha deciso di mantenere invariata la politica monetaria in conclusione al Federal Open Market Committee; tuttavia la Fed ha offerto ben pochi suggerimenti sulla tempistica del primo aumento dei tassi di quasi un decennio.
Nella dichiarazione mensile di politica monetaria la Fed ha affermato che terrà in conto l’andamento del mercato del lavoro, le pressioni inflazionarie e le aspettative di sviluppi finanziari internazionali per decidere quando alzare i tassi.
La banca centrale ha eliminato dalla sua dichiarazione qualsiasi riferimento temporale in merito all’aumento dei tassi, alimentando così il clima di incertezza che circonda questa futura decisione.
La dichiarazione è giunta dopo i dati del Dipartimento per il Commercio che hanno mostrato un aumento del prodotto interno lordo al tasso annuo dello 0,2% nel trimestre terminato a marzo, mentre nell’ultimo trimestre 2014 l’economia USA aveva visto una crescita del 2,2%. Si è trattato del tasso minore di crescita dell’ultimo anno.
I recenti dati USA deludenti hanno minato l’ottimismo sulla ripresa USA, spingendo gli investitori a rinviare le aspettative sulla tempistica di un aumento dei tassi verso la fine del 2015, anziché per metà anno.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è inc alo dello 0,1%a 95,21 questo giovedì, dopo aver toccato 94,48, il minimo dal 26 febbraio.
Il rame con consegna a luglio è in salita di 5,4 centesimi, o dell’1,92%, a 2,853 dollari la libbra, il massimo dal 26 marzo.
I futures del rame restano supportati dalle speculazioni che in Cina si dovranno introdurre ulteriori misure di stimolo per incoraggiare l’economia dopo i recenti segnali di una crescita rallentata.
La Cina è il principale consumatore mondiale di rame, e rappresenta circa il 40% del consumo mondiale.