di Stefano Bernabei e Andrea Mandala
MILANO/ROMA (Reuters) - La soluzione di mercato per Mps (MI:BMPS) con un aumento da 5 miliardi si trova di fronte a una strada sempre più in salita. Una riunione delle banche che hanno firmato il pre underwriting, iniziata a Milano alle 12,00, non ha sciolto i dubbi sulla sopravvivenza dell'intera operazione.
La vittoria del 'No' al referendum e le dimissioni del premier Matteo Renzi sembrano gettare un'ombra sul salvataggio.
La decisione sul lancio dell'aumento verrà presa entro il fine settimana ed è legata a filo doppio alla nascita di un nuovo governo, secondo due fonti vicine al consorzio.
Una delle fonti ipotizza una decisione per la fine della settimana anche per aspettare la risposta dei possibili investitori anchor, fondo del Qatar (Qia) in testa. Tutti aspettano di sapere come il Quirinale scioglierà il nodo della crisi politica.
"La decisione è al momento sospesa per tre, quattro giorni, per capire l'evoluzione sul fronte politico", dice una seconda fonte aggiungendo che un simile atteggiamento c'è anche sul fronte degli investitori. Qia "non si impegnerà fino a quando non ci sarà chiarezza sul nuovo governo".
La decisione di questi investitori sarà determinante. Qia potrebbe impegnarsi per un miliardo nell'operazione, favorendo, secondo la stampa, l'ingresso di possibili altri investitori cornerstone per complessivi 2 miliardi. In quel caso l'aumento sul mercato sarebbe di 2 miliardi, dopo il miliardo abbondante raccolto dall'operazione di conversione dei bond subordinati. L'obiettivo ufficioso era di 1-1,5 miliardi.
Per domani è intanto convocato a Siena un cda del Monte.
Slitta di sicuro il lancio dell'aumento che l'AD Morelli aveva collocato il 7-8 dicembre. In teoria, a fronte di un nuovo governo e del via libera degli investitori, l'aumento potrebbe essere lanciato tra il 19 e il 23 dicembre, entro la fine dell'anno come chiesto dalla Bce.
Ma "se non c'è il governo, non ci sono gli investitori e non c'è l'operazione. La strada è strettissima", dice una delle fonti, secondo cui nel consorzio domina la cautela, e anche un certo pessimismo.
A questo punto, lo dicono tra gli altri gli analisti di Morgan Stanley (NYSE:MS), "gli aiuti di Stato al Monte dei Paschi appaiono sempre più probabili".
"Avevo già seri dubbi sull'operazione anche nel caso di una vittoria dei Sì, ora la vittoria dei No mi sembra una scusa perfetta per chiamarsi fuori", ha detto il capo di un hedge fund europeo, che ha chiesto di restare anonimo.
Il membro del Consiglio direttivo della Bce Ewald Nowotny, oggi non ha escluso che possa essere necessario un intervento dello Stato nelle banche italiane.
Una autorevole fonte bancaria ritiene che a questo punto "sia molto duro" riuscire a fare l'operazione sul mercato.
L'AD della banca Marco Morelli ha detto che, in caso di fallimento dell'operazione sul mercato, sarebbe andato in Bce a discutere il da farsi.
Le strade alternative potrebbero essere due, entrambe inesplorate.
Una possibilità è che la banca chieda più tempo al regolatore europeo, anche per aspettare la schiarita politica.
"Io lo spero", dice una fonte che segue il dossier, auspicando che Bce conceda questo spazio dopo aver dato alla banca una precisa deadline entro fine anno. Uno slittamento rischierebbe di sovrapporre l'operazione Mps all'aumento da probabili 13 miliardi che deve fare Unicredit (MI:CRDI).
E una delle fonti esclude che possa essere chiesto - e soprattutto ottenuto - un rinvio.
L'altra strada, di cui ha pure parlato Nowotny, è proprio l'aiuto pubblico, chiedendo il burden sharing in alternativa al bail-in. Lo ha detto in una call della scorsa settimana il Cfo Francesco Mele ed era un'opzione già esplorata con Bruxelles la scorsa estate. Un bail-in, che la banca vuole evitare, potrebbe avere un impatto stimato da Mps in 13 miliardi di euro.
"Il piano B di burden sharing con la tutela degli obbligazionisti retail è possibile e già autorizzato dalla Commissione europea", secondo la fonte bancaria.
In quel caso Bruxelles potrebbe autorizzare una ricapitalizzazione precauzionale dopo aver negoziato con l'Italia il sacrificio di azioni e parte degli obbligazionisti, salvando probabilmente quelli retail.
Per essere autorizzato, il piano deve prima essere proposto dal governo. Finora non c'è conferma di nessuna delle due cose.
Il titolo ha chiuso in calo del 4,2% a 18,68 euro dopo aver aperto in caduta del 7%, per poi risalire in mattinata altrettanto bruscamente. I volumi sono nella media.
-- ha collaborato Paola Arosio