di Roberto Landucci
ROMA (Reuters) - Il premier Matteo Renzi ha spinto oggi i deputati del Pd a terminare le votazioni del disegno di legge costituzionale che toglie poteri al Senato e alle Regioni, nonostante l'opposizione, compresa Forza Italia, abbia deciso di uscire dall'aula di Montecitorio dopo avere esaurito gli strumenti per fare ostruzionismo.
"Abbiamo cercato una mediazione in tutte le sedi. Ora siamo ad un bivio: non consentiremo a nessuno di bloccare il percorso della riforma costituzionale e l'azione del governo", ha detto oggi il premier e segretario del Pd alla riunione dei suoi deputati, come riferisce un partecipante. E su Twitter sfida le opposizioni rinviando al referendum popolare sulla riforma.
Le votazioni degli articoli del provvedimento si concluderanno entro domani in una "seduta fiume" che dura già da due giorni, come previsto dal calendario, anche se il voto finale dovrebbe slittare a marzo, dopo che la Camera avrà approvato alcuni decreti legge.
Si tratta solo del secondo e non definitivo passaggio parlamentare del ddl che abolisce l'elettività del Senato, trasformandolo in una assemblea di rappresentanza delle autonomie territoriali e rafforza le competenze dello Stato rispetto alle Regioni.
Ma è un importante banco di prova per Renzi, che deve contare ora solo sulla sua maggioranza e non più sull'intesa con Forza Italia, dopo che Silvio Berlusconi si è sfilato dal patto per le riforme in polemica con l'elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica.
Alle proposte dei grillini e di Sel di rinviare a marzo il voto di alcuni passaggi del ddl, Renzi risponde di no: "Chiudiamo sabato. Lasciamo aperta la porta, ma non accettiamo ricatti. Non mi sono fatto condizionare da Silvio Berlusconi sul presidente della Repubblica, non mi faccio certo ricattare da Grillo sulle riforme".
L'M5s ha quindi annunciato il ricorso all'Aventino: "Noi siamo contro questa riforma, non la votiamo. Usciremo dall'aula", ha detto la vice capogruppo Francesca Businarolo.
Stesso atteggiamento dai deputati di Fi, Lega Nord, ex grillini e Sel, alcuni dei quali sono venuti alle mani con i colleghi del Pd ieri notte in una seduta segnata da risse e tentativi di mediazione falliti.
Fuori dall'aula "ci sono tutte le opposizioni rappresentate in Parlamento. Denunciamo la deriva autoritaria della maggioranza", ha detto il capogruppo di Fi Renato Brunetta in una conferenza stampa congiunta con Sel, Fdi e Lega, annunciando che Mattarella riceverà martedì le opposizioni per ascoltare le loro rimostranze.
Pronta la replica del premier che su Twitter scrive: "La riforma [della Costituzione] sarà sottoposta a referendum. Vedremo se la gente starà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta, Salvini e Grillo".
Critiche alla linea di Renzi sono giunte anche dalla minoranza del Pd, secondo cui la presenza in aula dell'opposizione sarebbe necessaria, anche a costo di ritardare l'approvazione del provvedimento.
Stefano Fassina e Pippo Civati hanno detto che non partecipano oggi alle votazioni, ma la loro defezione non è stata seguita da altri deputati e la maggioranza di governo ha ripreso spedita a votare gli articoli del disegno di legge.
(Roberto Landucci)
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