di Sara Rossi e Valentina Consiglio
MILANO (Reuters) - Gli investitori che hanno fatto incetta nell'ultimo anno di titoli di Stato italiani grazie ai rendimenti allettanti e confidando nella protezione della Bce stanno ripassando con attenzione le regole della banca centrale per capire se il loro investimento sia davvero al sicuro.
Francoforte ha presentato il Tpi, "Transmission Protection Instrument" noto anche come "scudo anti-spread", a metà del 2022 come uno strumento utile a contrastare gli allargamenti "immotivati" degli spread tra i 20 Paesi dell'area euro.
Il programma, in base al quale la Bce acquisterà titoli di un determinato Paese se questo finirà sotto attacco dei mercati, non è mai entrato in funzione, ma gli analisti sostengono che la sua sola esistenza sia servita a incoraggiare gli investitori a comprare titoli italiani senza preoccupazioni per le finanze zoppicanti del Paese.
I nodi per le difficoltà di bilancio però stanno per arrivare al pettine e potrebbero rendere la terza economia della zona euro non idonea per il Tpi, con non trascurabili ricadute sugli obbligazionisti.
Con una forbice tra i rendimenti dei titoli decennali italiani e tedeschi attorno a 140 punti base, il rischio che il Tpi entri in azione non è all'orizzonte ma i mercati si portano avanti.
"Il Tpi ha svolto il suo lavoro così bene negli ultimi due anni che persino un fugace riferimento al fatto che alcuni rappresentanti Bce possano ritenere l'Italia non idonea ad avervi accesso rende i titoli di Stato italiani più vulnerabili", ha detto Tim (BIT:TLIT) Jones, analista per la zona euro di Medley Advisors.
A inizio mese il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha definito "scontata" l'apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia da parte della Commissione europea a causa del deficit oltre la soglia del 3%.
Le sue dichiarazioni hanno spinto le banche d'affari a scrivere fiumi d'inchiostro ai clienti dato che una delle condizioni previste dalla Bce per poter attivare il Tpi è che il Paese che ne ha bisogno non sia destinatario di una procedura per deficit eccessivo o, nel caso in cui lo sia, abbia preso provvedimenti per porvi rimedio.
MARGINE DI MANOVRA
Il quadro però non è comunque chiarissimo e molti analisti con cui ha parlato Reuters sostengono che la stessa Bce abbia volutamente lasciato qualche margine di manovra nell'utilizzo di questo strumento nel caso di un attacco dei mercati ai danni di Roma, che rappresenterebbe un rischio per la stabilità della zona euro.
Nel comunicato con cui nel luglio del 2022 la Bce ha lanciato il Tpi, Francoforte ha elencato una serie di criteri per l'idoneità, definendoli però soltanto degli "input" nel processo di decisione e aggiungendo che sarebbero stati "corretti in modo dinamico in base ai rischi che si sarebbero sviluppati e alle condizioni da affrontare".
Secondo alcuni analisti per ricevere un eventuale aiuto dal Tpi un Paese non deve rispettare tutte le condizioni elencate dalla Bce ma soltanto una.
"Se l'Italia dovesse entrare in procedura per deficit eccessivo ma riducesse il deficit in linea con le richieste di Bruxelles, allora potrebbe ancora contare sul Tpi", ha spiegato Chiara Zangarelli, European economist di Morgan Stanley (NYSE:MS).
Questo però lascia ancora aperta la porta: per poter accedere al Tpi, Roma deve aver preso provvedimenti correttivi o è sufficiente che li abbia promessi?
La presidente Bce Christine Lagarde, a una domanda sul Tpi durante la conferenza stampa successiva al meeting della scorsa settimana, ha risposto che essere in procedura per deficit eccessivo è una delle "alternative" che verranno prese in considerazione nel processo per decidere se un Paese possa o no usufruire di questo strumento.
Un portavoce Bce ha detto a Reuters che questo significa che nessun Paese verrà ritenuto non idoneo soltanto perché è in procedura.
Luca Mezzomo, responsabile area macroeconomica Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo (BIT:ISP), ha detto che "sarebbe decisamente irrazionale se lo spread allargasse a causa di preoccupazioni per l'ammissibilità dell'Italia al Tpi".
IL PROBLEMA DEL DEBITO
E allora, l'Italia è al riparo da problemi? Non per forza.
Il Def presentato la scorsa settimana dal governo guidato da Giorgia Meloni prevede un debito in crescita fino al 2026, il che rende più complicato rispettare le regole Ue senza una pesante azione correttiva.
Nel 'World Economic Outlook' diffuso ieri, il Fondo monetario internazionale ha previsto che il debito continuerà a salire fino al 2029 arrivando al 144,9% dal 137,3% dello scorso anno.
Franziska Palmas, senior economist di Capital Economics, ha detto che le vicissitudini dei conti pubblici italiani aprono la strada a un probabile peggioramento del mood dei mercati nei confronti dell'Italia il prossimo anno o poco dopo.
Questo scenario però potrebbe concretizzarsi anche prima se la Bce rallentasse il ritmo dei tagli dei tassi prezzato dal mercato, facendo salire i costi di finanziamento italiani e ostacolando il percorso discendente del debito.
Questo quadro potrebbe essere favorito da quanto sta accadendo negli Stati Uniti dove la Federal Reserve sta raffreddando le prospettive di allentamento monetario a causa di un'inflazione più persistente del previsto.
E con la Bce prossima a chiudere a fine anno i reinvestimenti nell'ambito del Pepp, i mercati potrebbero voler verificare la possibilità che il Tpi possa essere prima o poi attivato, come spiega Fabio Balboni, senior economist di Hsbc.
"I mercati allora vorranno testare quale sia il livello a cui la Bce attiva il Tpi al di là del fatto che un Paese rispetti i requisiti", ha detto.
(Versione italiana Sara Rossi, editing Stefano Bernabei) ((sara.rossi@thomsonreuters.com; +39 06 80307736))