Investing.com - Il prezzo dell’oro ribalta la situazione della prima parte di questo lunedì, spinto dallo short covering degli investitori.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna a febbraio salgono dello 0,43%, o di 5 dollari, a 1.180,50 dollari l’oncia troy, nella mattinata degli scambi statunitensi.
Il prezzo dell’oro era del 2,86% durante la seduta asiatica, il minimo dal 7 novembre, dopo che i cittadini elvetici si sono opposti alla proposta di aumentare le riserve della SNB.
Se la mozione fosse passata, la Banca Nazionale Svizzera avrebbe dovuto aumentare le riserve di almeno 1.500 tonnellate metriche di lingotti in 5 anni.
Venerdì il prezzo dell’oro sul Comex è sceso di 22,00 dollari o dell’1,84%, a 1.175,50 dollari l’oncia.
I futures troveranno supporto a 1.130,40 dollari, il minimo dal 7 novembre e resistenza a 1.199,30 dollari, il massimo dal 28 novembre.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a marzo salgono di 29,6 centesimi, o dell’1,9%, a 15,85 dollari l’oncia troy. I prezzi hanno visto un calo di 14,42 dollari, un livello che non si registrava dall’agosto 2009.
L’oro è salito grazie al calo del dollar USA contro le principali controparti, con gli investitori che hanno bloccato i profitti dopo la recente impennata.
Il prezzo dell’oro resterà vulnerabile a causa dei segnali di ripresa lanciati dall’economia statunitense, che potrebbero invogliare la Fed ad alzare i tassi di interesse prima e più velocemente del previsto.
Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse pesano sul prezzo dell’oro, poiché il metallo prezioso fatica a competere con gli investimenti ad alto rendimento in condizioni di tassi elevati.
Nel corso della giornata, l’ISM pubblicherà un report sulla crescita del settore manifatturiero statunitense.
Il rame con consegna a marzo è in calo di 0,5 centesimi, o dello 0,17%, a 2,840 dollari la libbra.
Stamane il prezzo del metallo rosso è sceso al minimo giornaliero di 2,779, il minimo dal giugno 2010, dopo una serie di dati rilasciati oggi sull’attività manifatturiera cinese di novembre, che hanno mostrato un rallentamento della seconda economia mondiale.
I dati ufficiali di oggi hanno mostrato che l’indice manifatturiero PMI è sceso al minimo di otto mesi di 50,3 questo mese, contro le aspettative di una lettura di 50,5 ed in calo del 50,8 di ottobre.
L’indice manifatturiero PMI HSBC cinese è sceso al minimo di sei mesi di 50,0 a novembre, invariato dalla stima preliminare ed in calo dal 50,4 dello scorso mese.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.