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L’impennata dell’oro giunge al termine in vista dei dati sul PIL USA

Pubblicato 22.12.2015, 09:15
Oro in calo dopo essere schizzato alle stelle per due giorni consecutivi
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Investing.com - Il prezzo dell’oro scende questo martedì dopo un’impennata durata due giorni, mentre gli investitori attendono gli importanti dati economici dagli USA nel corso della seduta per avere nuove indicazioni sulla forza dell’economia.

Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna a febbraio scende di 3,30 dollari, o dello 0,31%, a 1.077,30 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata europea.

Ieri, l’oro ha toccato i 1.081,40 dollari, il massimo dal 9 dicembre, prima di chiudere a 1.080,60 dollari, con un’impennata di 15,60 dollari, o dell’1,46%. Venerdì, l’oro è schizzato di 15,40 dollari, o dell’1,47%.

Gli Stati Uniti rilasceranno i dati finali sulla crescita economica del terzo trimestre alle 8:30 ET di oggi. I dati dovrebbero mostrare una crescita economica dell’1,9% nel trimestre terminato il 30 settembre, rispetto alla stima preliminare del 2,1% del mese scorso.

Alle 10:00, l’Associazione degli Immobiliaristi statunitensi rilascerà i dati sulle vendite di case esistenti per il mese di novembre, che dovrebbero mostrare un aumento dello 0,5% a 5,37 milioni, dopo il calo del 3,4% del mese precedente.

Nei prossimi giorni, i volumi degli scambi saranno limitati per via delle vacanze di Natale che hanno spinto molti operatori a chiudere prima della fine dell’anno, facendo scendere la liquidità sul mercato e facendo salire la volatilità.

L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è stabile a 98,48, staccandosi dal massimo di due settimane di 99,33 della settimana scorsa.

Come previsto, la Fed ha alzato i tassi di interesse per la prima volta dal 2006 la scorsa settimana. Intervenendo durante la conferenza stampa dopo l’annuncio, la Presidente della Fed Janet Yellen ha promesso che la banca non avrà un approccio meccanico nel normalizzare la politica monetaria e che gli aumenti futuri dei tassi saranno graduali e dipenderanno dai dati.

Nelle ultime previsioni, il FOMC ha dichiarato che il tasso sui Fed Fund raggiungerà l’1,375% entro la fine del 2016, implicando quattro aumenti di un quarto di punto percentuale il prossimo anno. Tuttavia dai futures dei Fed Fund emerge che potranno esserci solo due aumenti nel 2016, uno a giugno e uno a dicembre.

Un aumento graduale dei tassi costituirebbe una minaccia minore per il prezzo dell’oro rispetto ad una serie di aumenti in un breve lasso di tempo.

Il metallo giallo si avvia a chiudere il 2015 con un crollo annuo del 10%, il terzo calo annuale consecutivo, dal momento che le speculazioni sulla tempistica di un aumento dei tassi da parte della Fed sono state al centro dell’attenzione dei mercati per la maggior parte dell’anno. Un aumento dei tassi di interesse di solito pesa sull’oro, poiché il metallo prezioso non riesce a competere con i tassi di interesse alti offerti da altri asset.

Intanto, i futures dell’argento con consegna a marzo scendono di 10,0 centesimi, o dello 0,7%, a 14,21 dollari l’oncia troy. Il 14 dicembre, il prezzo è crollato a 13,62 dollari, un livello che non si registrava dall’agosto del 2009.

Il prezzo del rame scende questo martedì, ma resta vicino al massimo di cinque settimane della seduta precedente supportato dall’indebolimento del dollaro e dalle speculazioni che i produttori cinesi riducano la produzione per contenere il crollo del prezzo.

Il rame si avvia a chiudere il 2015 con un crollo annuo del 27% in un clima di apprensione per un indebolimento economico globale scatenato dalla Cina, timori che hanno messo in guardia i traders e ridotto la propensione al rischio.

Con il 45% della richiesta globale di rame, la nazione asiatica è considerata il principale consumatore mondiale del metallo rosso.

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