di Elvira Pollina
ROMA/MILANO (Reuters) - Andamento sotto le attese a dicembre per l'inflazione italiana, che nella media del 2015 è risultata appena oltre lo zero, in calo per il terzo anno di fila, a segnalare la persistenza del rischio deflazione, nonostante il programma di stimolo avviato dalla Banca centrale europea e la lenta ripresa dell'economia dopo un triennio di recessione.
Secondo i dati provvisori diffusi stamane da Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo Nic ha mostrato una variazione nulla su base mensile, mentre le attese suggerivano un'accelerazione di 0,1% dopo -0,4% di novembre.
Nella media d'anno, l'indice si è attestato a 0,1% da 0,2% del 2014, toccando il nuovo minimo dal 1959. Identica la dinamica dell'indice armonizzato ai parametri europei, la cui media d'anno (0,1% da 0,2% del 2014) risulta essere al minimo della serie, avviata nel 2001.
Il quadro risulta peggiore rispetto a quello indicato dal governo nel Documento di Economia e Finanza, che per l'anno appena concluso prospettava un'inflazione a 0,3%, mentre per l'anno prossimo stima un'accelerazione di 1%, identica a quella della Commissione europea nelle previsioni d'autunno.
Il 2015 dovrebbe rappresentare comunque il punto di minimo segnato dall'inflazione, la cui debolezza affligge l'intera economia della zona euro, come mostrano i dati pubblicati stamane da Eurostat.
A dicembre, infatti, i prezzi al consumo all'interno del blocco della valuta unica hanno mostrato una crescita più bassa delle attese, segnando una variazione positiva dello 0,2% su base annua, sotto le attese degli analisti che prospettavano una lieve accelerazione a 0,3% da 0,2% del mese precedente.
La risalita prevista per l'anno appena iniziato, tuttavia, si prospetta tutt'altro che rapida, visti i rischi al ribasso che gravano sulla crescita globale, in particolar modo per effetto della frenata delle economie emergenti.
Un contributo dovrebbe arrivare dal consolidarsi della ripresa e dalla ripartenza dei consumi delle famiglie dopo anni di contrazione.
Altro elemento che continuerà a contenere i prezzi è la debolezza del greggio, in un quadro di sovrapproduzione rispetto alla domanda globale.
Stamane il Brent tratta attorno ai 37 dollari il barile (LCOc1) e secondo un sondaggio Reuters tra gli analisti di mercato non dovrebbe risalire più di tanto quest'anno.
In media nel 2015 il Brent ha viaggiato a 53,79 dollari il barile e le stime prevedono che nel 2016 in media si terrà a 52,52 dollari.
Tale contesto tiene sotto pressione la Banca centrale europea, che potrebbe essere costretta a potenziare ulteriomente lo stimolo monetario.
Secondo alcuni analisti, infatti, il recente prolungamento del 'quantitative easing' fino al marzo 2017 potrebbe non essere sufficiente per riportare l'inflazione verso il target inferiore ma vicino al 2%.
Nelle stime di Francoforte, l'inflazione della zona euro dovrebbe quest'anno accelerare a 1% da 0,1% del 2015, e portarsi all'1,6% nel 2017.
- ha collaborato Giuseppe Fonte