Di Ambar Warrick
Investing.com – Listini asiatici in calo questo mercoledì, sulla scia ribassista di Wall Street; gli investitori si aspettano un rialzo dei tassi di interesse e segnali più aggressivi da parte della Federal Reserve.
L’indice tecnologico Hang Seng di Hong Kong è in calo dell’1,5%, mentre l’indice giapponese Nikkei 225 ha perso l’1,3%. Le perdite della giornata hanno anche annullato il debole rimbalzo registrato all’inizio della settimana.
L’attenzione del mercato si è concentrata sulla Federal Reserve, che dovrebbe aumentare i tassi di interesse di almeno 75 punti base al termine del vertice di due giorni che terminerà oggi. I mercati stanno anche valutando la possibilità di un rialzo di 100 punti base, a seguito dei dati sull’inflazione statunitense più elevati del previsto della scorsa settimana.
Le azioni asiatiche sono state precedute dagli indici di Wall Street, che sono crollati fino all’1% a causa dei crescenti timori che la Fed possa adottare oggi un tono più aggressivo del previsto.
Il dollaro USA è salito vicino ai massimi di 20 anni, mentre anche i rendimenti del Tesoro sono saliti in previsione del rialzo.
L’attenzione si concentrerà sulle aspettative della banca centrale in materia di inflazione e tassi di interesse per il resto dell’anno. I mercati prevedono che il tasso di riferimento degli Stati Uniti finisca il 2022 ben al di sopra del 4%, rispetto all’attuale soglia massima del 2,5%.
L’indice cinese bluechip Shanghai Shenzhen CSI 300 è sceso di quasi l’1%, mentre l’indice Shanghai Composite ha perso lo 0,5% dopo che la Camera di Commercio Europea ha sollevato preoccupazioni sulla Cina come destinazione di investimento viste le continue interruzioni legate al COVID.
L’avvertimento del gruppo industriale giunge dopo che una serie lockdown ha ridotto la crescita economica della Cina quest’anno, interrompendo anche l’attività di diverse aziende straniere che operano nel paese.
Lo Yuan cinese è sceso ai minimi di due anni mercoledì.
L’indice australiano S&P/ASX 200 è sceso dell’1,4%. BHP Group Ltd (ASX:BHP) e Rio Tinto Ltd (ASX:RIO), i maggiori titoli minerari, sono scesi rispettivamente del 2,6% e del 3,1%, dopo che l’amministratore delegato di Rio, Jakob Stausholm ha avvertito che le prospettive a breve termine del rame sono sotto pressione a causa dell’aumento dell’inflazione.