Di Ambar Warrick
Investing.com – Andamento positivo per i listini asiatici questo mercoledì, nelle crescenti aspettative di una Federal Reserve meno aggressiva; i mercati australiani sono invece in calo dopo i dati che mostrano l’inflazione ai massimi di 32 anni.
L’indice Hang Seng di Hong Kong è balzato del 2% dai minimi di 13 anni, mentre l’indice cinese blue-chip Shanghai Shenzhen CSI 300 ha guadagnato l’1,4%.
Tuttavia, entrambi gli indici hanno registrato un sostanziale ribasso nella settimana, tra le preoccupazioni per il clima politico cinese e il rallentamento della crescita economica.
In Giappone, il Nikkei 225 ha guadagnato lo 0,8%.
Il sentimento verso i mercati orientati al rischio è migliorato grazie alle crescenti aspettative che i danni all’economia statunitense possano spingere la Federal Reserve ad ammorbidire la sua posizione.
I mercati continuano a prevedere un aumento di 75 punti base a novembre. Ma le scommesse sul fatto che la banca centrale possa adottare un rialzo dei tassi più contenuto a dicembre sono in aumento.
Una serie di forti rialzi dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve ha pesato molto sui titoli asiatici quest’anno, in quanto l’aumento dei rendimenti e la liquidità limitata hanno penalizzato il sentiment verso gli asset orientati al rischio.
Probabilmente il trend proseguirà nel breve termine, dato che anche se la Fed dovesse ammorbidire la sua posizione da falco, i tassi di interesse sono già al livello più alto dalla crisi finanziaria del 2008.
I titoli australiani sono rimasti indietro rispetto agli altri, con l’indice S&P/ASX 200 che è salito solo dello 0,2%.
I dati hanno mostrato che l’inflazione IPC ha toccato un massimo di 32 anni nel trimestre terminato a settembre, aumentando la pressione sulla Reserve Bank of Australia affinché aumenti i tassi di interesse.