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Con Fiat in stallo, Torino lotta per evitare il declino

Pubblicato 17.10.2024, 13:08
© Reuters. La sede della casa automobilistica franco-italiana Stellantis, a Torino, Italia, 16 ottobre 2024. REUTERS/Remo Casilli
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TORINO (Reuters) - La città di Torino, sede della più antica fabbrica di automobili d'Europa, è l'esempio della decadenza industriale che alcune parti del continente devono affrontare, con le case automobilistiche alle prese con i costi dell'elettrificazione, la bassa domanda e la concorrenza della Cina.

Nel capoluogo piemontese Fiat , ora parte della multinazionale Stellantis, è stata co-fondata dalla famiglia Agnelli 125 anni fa e ora la città deve fare i conti con il declino di una industria che è stata a lungo dominante.

Lo storico stabilimento di Mirafiori, che ne è l'emblema, produce oggi la Fiat 500 elettrica e due Maserati, ma a causa della scarsa domanda la produzione è stata sospesa per gran parte dell'anno e 2.800 lavoratori sono in cassa integrazione con stipendio ridotto.

"Mirafiori è già stata chiusa. Solo che a volte riapre", dice Giacomo Zulianello, operaio dello stabilimento e sindacalista di Fiom Cgil, tra i lavoratori in cassa integrazione fino all'inizio di novembre.

Per sopravvivere, Fiat ha accettato di diluire la propria identità italiana nel momento in cui ha acquisito e si è poi fusa con Chrysler nel 2014, creando Fiat Chrysler Automobiles (BIT:STLAM) (Fca), per poi unirsi alla francese Peugeot Psa per formare Stellantis nel 2021.

Nel frattempo, Torino ha perso quattro dei propri stabilimenti automobilistici negli ultimi quarant'anni, a partire dal Lingotto nel 1982 - famoso per la pista di prova sul tetto che compare nel film britannico del 1969 "The Italian Job" - per finire l'anno scorso con la chiusura di Grugliasco.

Mirafiori - un tempo simbolo della potenza della Fiat, che dava lavoro a circa 60.000 persone e sfornava fino a un milione di auto all'anno, tra cui l'iconica Fiat 500 nel periodo di massimo splendore degli anni Sessanta - è ora l'ombra di sé stessa.

"C'è una parola tabù qui a Torino, che è 'declino' (...) possiamo chiamarlo come vogliamo, ma è un fatto abbastanza incontrovertibile", dice Luca Davico, sociologo urbano del Politecnico di Torino.

Circa 2,2 milioni di persone vivono a Torino e nella periferia circostante.

La città ha tentato di reinventarsi come destinazione turistica, valorizzando il suo centro storico, i musei, la gastronomia locale di alto livello e la vicinanza alle Alpi, proponendosi anche come polo del sapere, con più di una dozzina di università e accademie.

Il capoluogo ospita anche una fiorente industria aerospaziale e la Juventus (BIT:JUVE). Tuttavia, con ben 50.000-60.000 posti di lavoro nell'area ancora legati al settore automobilistico, l'umore è cupo, con i lavoratori di Stellantis che si preparano domani a uno sciopero generale del settore e a una manifestazione a Roma per fare pressione sul governo e sull'azienda per salvaguardare i posti di lavoro.

L'ULTIMO STABILIMENTO RIMASTO

Come per il leader del mercato europeo Volkswagen (ETR:VOWG), la produzione italiana di Stellantis è destinata a scendere sotto i 500.000 veicoli quest'anno, il minimo dal 1958, secondo il sindacato Fim Cisl.

Mirafiori è ora l'ultimo stabilimento automobilistico di Torino, con una forza lavoro per lo più inattiva e prossima alla pensione. L'età media è di 57-58 anni, dicono i sindacati, mentre le giovani generazioni non sono più attratte dal settore automobilistico.

Michela Sanfilippo, un'altra operaia, si è scontrata con questa realtà quando è andata a farsi fare un tatuaggio.

"Il ragazzo che mi ha fatto il tatuaggio era molto giovane e quando mi ha chiesto dove lavoravo e gli ho detto 'Stellantis, ex-Fiat', mi ha risposto 'che cos'è? Cosa produce?"... è stato molto imbarazzante", racconta.

Francesco Zirpoli, professore di management all'Università Ca' Foscari di Venezia e direttore scientifico del suo Centro per l'Innovazione dell'Automobile e della Mobilità, afferma che la produzione italiana di auto è crollata a causa di Stellantis, che ha lesinato gli investimenti sui nuovi modelli, soprattutto per gli stabilimenti italiani.

"Più che un errore, è stata una scelta", secondo Zirpoli.

Il passaggio da Fiat a Stellantis significa che Torino non è più l'hub principale per la progettazione e lo sviluppo dei prodotti, aggiunge Zirpoli. Le ultime Fiat, Alfa e Lancia hanno uno stile italiano, ma utilizzano principalmente motori e piattaforme di derivazione francese.

Vengono prodotte all'estero e l'AD di Stellantis Carlos Tavares ha detto che realizzare una vetture come l'Alfa Romeo Junior in Italia anziché in Polonia avrebbe comportato un aumento di 10.000 euro al prezzo al pubblico.

IL FUTURO È ALTROVE

Mirafiori, conosciuta come la "città nella città", è un enorme complesso che si estende per oltre 2 milioni di metri quadrati. Ma ora, quando Zulianello si reca al lavoro, cammina per 15 minuti dal cancello della fabbrica alla catena di montaggio attraverso spazi abbandonati.

Gli operai in cassa ricevono solo circa 1.100 euro al mese al netto delle tasse, rispetto a un salario regolare di circa 1.600 euro. I sindacati dicono che molti di loro fanno fatica a tirare avanti.

"Abbiamo attraversato brutti periodi", dice Davide Manago, funzionario della Fim Cisl e operaio dello stabilimento, la cui moglie lavora a sua volta a Mirafiori. Entrambi sono rimasti a casa più volte, ma per fortuna mai contemporaneamente.

Eppure, i soldi a volte "non bastavano per pagare il mutuo e andare in banca a chiedere prestiti per mettere il cibo in tavola non era facile", racconta Manago, 49 anni, con le lacrime agli occhi. "La mia paura è di tornare a quel periodo".

Stellantis insiste che Mirafiori continua ad avere un futuro.

La fabbrica produce cambi per veicoli elettrici e ibridi, ospita un centro di riciclo per parti di automobili e un laboratorio di tecnologia per batterie, e inizierà a produrre una nuova versione ibrida della Fiat 500 alla fine del 2025.

© Reuters. La sede della casa automobilistica franco-italiana Stellantis, a Torino, Italia, 16 ottobre 2024. REUTERS/Remo Casilli

Qualora il governo attirasse un'altra casa automobilistica in Italia, Torino potrebbe anche trarne un vantaggio ponendo fine allo status di Stellantis come unico grande produttore nazionale di automobili. Sono in corso colloqui con le società cinesi Dongfeng Motor Group e Chery.

Tuttavia, Manago spera che il figlio diciottenne e la figlia quindicenne trovino migliori opportunità altrove: "Mi aspetto che il loro futuro non sia a Torino, forse nemmeno in Italia".

(Alvise Armellini, tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Stefano Bernabei)

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