FRANCOFORTE (Reuters) - I dazi sulle importazioni che l'amministrazione del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump dovrebbe attuare potrebbero ridurre la crescita economica e l'inflazione nei 20 Paesi della zona euro.
Lo ha detto Piero Cipollone, componente del comitato esecutivo della Bce.
La maggior parte degli economisti concorda sul fatto che le tariffe avrebbero un impatto sulla crescita, anche se le opinioni divergono sull'effetto che avrebbero sui prezzi al consumo.
Alcuni sostengono che le barriere commerciali statunitensi faranno salire il valore del dollaro, rendendo più costose le importazioni dei prodotti principali, mentre le probabili ritorsioni da parte dell'Europa faranno aumentare i costi.
Parlando in un'intervista preregistrata, Cipollone ha espresso parere opposto.
"Tutto questo insieme mi fa pensare che avremo una riduzione della crescita ma anche una riduzione dell'inflazione", ha detto.
Questa tesi è diventata sempre più rilevante da quando alcuni dei membri più 'dovish' del Consiglio direttivo della Bce hanno affermato che la banca centrale rischia ora di non raggiungere l'obiettivo di inflazione del 2% e dovrebbe quindi tagliare i tassi più rapidamente.
Secondo Cipollone i dazi statunitensi indebolirebbero l'economia, il che si traduce in una riduzione dei consumi e quindi in una minore pressione sui prezzi.
Intanto, i produttori cinesi esclusi dal mercato statunitense andrebbero alla ricerca di nuovi acquirenti, vendendo in Europa a prezzi scontati.
Se da un lato le importazioni di petrolio potrebbero diventare più costose a causa di un dollaro più forte, dall'altro Trump vuole sostenere la produzione energetica statunitense, il che potrebbe significare una maggiore offerta proprio in un momento in cui la crescita complessiva si raffredda.
Questi fattori andranno a compensare largamente l'impatto inflazionistico sui prezzi.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Francesca Piscioneri)