Di Yasin Ebrahim
Investing.com - Il Dow ha chiuso in ribasso mercoledì, mentre l’angoscia di Credit Suisse ha alimentato ulteriori preoccupazioni per l’incombente crisi bancaria e ha alimentato ulteriori scommesse ribassiste sulle banche.
Il Dow Jones Industrial Average è sceso dello 0,9%, o di 280 punti, il Nasdaq Composite è salito dello 0,1% e il S&P 500 è sceso dello 0,7%.
Credit Suisse Group (NYSE:CS) è scesa del 14%, portando le perdite dell’anno al 40%, nelle crescenti preoccupazioni di una corsa alla banca svizzera dopo che il suo principale finanziatore, la Saudi National Bank, ha dichiarato di non essere in grado di fornire ulteriore supporto finanziario, citando restrizioni normative. La Banca Nazionale Svizzera, tuttavia, ha contribuito ad alleviare le preoccupazioni, impegnandosi a fornire liquidità al Credit Suisse in caso di necessità.
Le vicissitudini di Credit Suisse si sono aggiunte alle crescenti preoccupazioni per una crisi bancaria diffusa, in un momento in cui anche alcune banche statunitensi sono sotto i riflettori.
La First Republic Bank (NYSE:FRC) è scesa di oltre il 20% dopo che l’agenzia di rating S&P Global ha declassato il merito di credito della banca a BB+, o “spazzatura”, da A-, tra i timori che i depositanti possano ritirare i loro soldi.
Le preoccupazioni per l’aggravarsi della crisi bancaria sono giunte anche quando la Fed è intervenuta per salvare la Silicon Valley Bank e Signature Bank, lanciando anche un nuovo strumento di prestito per prevenire ulteriori corse agli sportelli.
Tuttavia, ciò non ha arginato la crisi di fiducia nel settore bancario, facendo salire le probabilità che i tassi non vengano alzati a quasi il 50% dal 20% del giorno precedente, secondo quanto mostra lo strumento di monitoraggio dei tassi della Fed di Investing.com.
La richiesta di una pausa da parte della Fed si è ulteriormente rafforzata in seguito ai dati economici che hanno mostrato un raffreddamento dell’inflazione all’ingrosso e i segnali di debolezza dei consumatori, con un inatteso rallentamento delle vendite al dettaglio.
Secondo Morgan Stanley, le vendite al dettaglio dovrebbero rallentare ulteriormente nei prossimi mesi, poiché i sussidi di emergenza sono scaduti a marzo, il “mercato del lavoro continua a raffreddarsi e le famiglie diventano più caute nello spendere, attingendo sempre meno ai loro risparmi”.
Anche i titoli del settore energetico, in calo di oltre il 5%, sono stati un grosso freno per il mercato in generale, in quanto i prezzi del petrolio sono scesi tra i timori dell’impatto di una potenziale crisi bancaria sulla crescita globale e sulla domanda di energia.
APA Corporation (NASDAQ:APA), Baker Hughes Co (NASDAQ:BKR) e ConocoPhillips (NYSE:COP) sono stati tra i maggiori ribassisti.
I titoli tecnologici, invece, sono rimasti invariati grazie al calo dei rendimenti dei Treasury che ha spinto in alto i grandi titoli tecnologici e ha contribuito a compensare il calo dei titoli dei semiconduttori.
Alphabet (NASDAQ:GOOGL), società madre di Google, ha guidato il rialzo dei big tech con un aumento di oltre il 2%, seguita da Apple (NASDAQ:AAPL), Facebook (NASDAQ:FB), Amazon.com (NASDAQ:AMZN) e Microsoft (NASDAQ:MSFT) che hanno chiuso la giornata in verde.
Secondo Janney Montgomery Scott, il crollo del mercato ha spinto i titoli in territorio di ipervenduto, creando il potenziale per un rimbalzo, aggiungendo che il ciclo generale di bottoming rimane intatto.
“A nostro avviso, il ciclo generale di ribasso rimane intatto, ma il percorso potrebbe farsi più tortuoso prima di migliorare. I mercati rimangono ipervenduti e pronti a potenziali rally di inversione, stiamo solo aspettando che qualcosa inneschi un’inversione più significativa”.