OTTANA, ITALIA (Reuters) - Il fondo sovrano dell'Oman e la multinazionale olandese Vopak sono tra i nuovi investitori che scommettono su Energy Dome, la società italiana che opera nel settore dello stoccaggio di energie rinnovabili, la cui tecnologia non si basa su materie prime strategiche.
Mentre l'Unione europea corre per raggiungere gli ambiziosi obiettivi sulla transizione ecologica, gli analisti del settore sostengono che la tecnologia di Energy Dome potrebbe essere un modo per aumentare lo stoccaggio dell'elettricità eolica e solare in modo che sia disponibile quando necessario.
Il sistema di stoccaggio dell'azienda con sede a Milano si basa sulla trasformazione dell'anidride carbonica (Co2) dallo stato gassoso a quello liquido e viceversa, un metodo che secondo l'azienda è economicamente vantaggioso.
Il procedimento non ha bisogno di minerali ritenuti strategici, tra cui il litio e il rame, che attualmente sono fondamentali per molte tecnologie pulite. Questo risulta particolarmente interessante in un contesto in cui Bruxelles teme il predominio della Cina nella catena di approvvigionamento dei minerali.
Energy Dome ha annunciato oggi di aver raccolto 15 milioni di euro nella seconda tranche del round di finanziamento serie B, portando il totale dei fondi a circa 70 milioni di euro.
"Il nostro challenge...è proprio quello di dimostrare al mondo finanziario che questa tecnologia si traduce in flussi di cassa sostenibili", ha detto a Reuters il fondatore e Ceo Claudio Spadacini.
Energy Dome, che annovera tra i suoi attuali finanziatori Barclays (LON:BARC) ed Eni (BIT:ENI), ha detto che tra i nuovi investitori figurano il ramo di investimenti per le tecnologie in fase di crescita del fondo omanita, Vopak Venture, e investitori rappresentati dalla società di consulenza di impact investing Sagana.
L'azienda ha inoltre firmato un memorandum d'intesa con il fondo omanita per esplorare aree di collaborazione nello Stato del Golfo, che a dicembre ha annunciato di voler stanziare quasi 5 miliardi di dollari per progetti di investimento nel 2023.
Spadacini ha detto che la pipeline commerciale di Energy Dome ha un valore "ben superiore" a 9 gigawatt/ora, e che sta lavorando con la utility italiana A2A (BIT:A2) e con diversi gruppi più grandi all'estero, tra cui due negli Stati Uniti.
CUPOLA BIANCA
Circondato da prati arsi dal sole nel centro della Sardegna, l'impianto pilota di Energy Dome si erge a forma di cupola bianca ellittica nei pressi di un vecchio polo industriale vicino al paese di Ottana.
Due membrane di plastica - la più esterna dipinta di bianco e simile a quelle utilizzate per i campi da tennis al coperto - formano la cupola riempita di Co2 da cui l'azienda prende il nome.
Il sistema di accumulo a batteria funziona un po' allo stesso modo della "ricarica del cellulare fatta nelle proprie case", ha detto il co-fondatore e Chief Product Officer Francesco Oppici.
Durante la "fase di carica", l'impianto preleva elettricità dalla rete e la utilizza per alimentare un compressore che aiuta a trasformare la Co2 immagazzinata nella cupola in un liquido.
Ciò genera calore che viene immagazzinato e poi utilizzato per far evaporare la Co2 liquida sotto forma di gas caldo ad alta pressione che alimenta la turbina di un generatore. Questo immette nuovamente l'elettricità nella rete prima che il gas riempia nuovamente la cupola, in un ciclo chiuso.
L'azienda ha detto che lo stoccaggio di energia elettrica effettuato utilizzando la sua tecnologia riduce i costi del 40% rispetto alle batterie al litio.
Entro la fine del 2024, Energy Dome intende consegnare il primo impianto su scala industriale in Sardegna, con un ciclo di 24 ore e una capacità di 20 megawatt in grado di alimentare 13.000-15.000 abitazioni.
L'impianto coprirà dai quattro ai cinque ettari, circa il 7% dell'area necessaria per un parco fotovoltaico da 20 MW.
Secondo gli analisti, le soluzioni senza litio avranno probabilmente un ruolo crescente nella transizione energetica.
"Al momento queste tecnologie sembrano essere piccole nicchie di mercato... ma potrebbero svilupparsi più rapidamente di quanto immaginiamo", ha detto Michele Governatori, responsabile Elettricità e gas del think tank italiano sui cambiamenti climatici Ecco.
(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Stefano Bernabei)