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Eni Shell Nigeria, PG chiede assoluzione intermediari in appello abbreviato

Pubblicato 22.03.2021, 14:21
Aggiornato 22.03.2021, 14:27
© Reuters. Logo Eni al Cairo

MILANO (Reuters) - Il sostituto procuratore generale di Milano, Celestina Gravina, ha chiesto oggi l'assoluzione in appello dei due mediatori Emeka Obi e Gianluca di Nardo, condannati nel processo di primo grado con rito abbreviato a quattro anni di reclusione per corruzione internazionale per la vicenda delle presunte tangenti Eni (MI:ENI) e Shell in Nigeria. [https://www.reuters.com/article/eni-nigeria-sentenza-idITKCN1M01LO-OITTP]

Lo hanno riferito fonti giudiziarie e legali, aggiungendo che il pg Gravina ha chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussiste.

La settimana scorsa, il Tribunale di Milano, al termine del processo principale con rito ordinario ha assolto tutti gli imputati, compreso l'AD di Eni Claudio Descalzi, la stessa società e Shell, dall'accusa di corruzione internazionale per i medesimi fatti.

Le fonti hanno aggiunto che il pg oggi ha anche chiesto che gli atti vengano inviati in Procura perché indaghi con l'ipotesi di reato di calunnia nei confronti di Vincenzo Armanna, un ex manager di Eni, assolto nel processo principale, che era sia imputato che parziale accusatore di alcuni coimputati, compreso Descalzi.

Non è stato al momento possibile raggiungere l'avvocato di Armanna per un commento.

Obi e Di Nardo erano stati giudicati separatamente perché entrambi avevano chiesto di essere processati in abbreviato, un rito premiale che dà diritto a uno sconto di un terzo sulla pena edittale massima ma che si celebra solo sugli atti raccolti fino a quel momento e non su deposizioni e testimonianze in aula.

Il processo d'appello di rito abbreviato, come il primo grado, si svolge in camera di consiglio, a porte chiuse.

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La corte d'appello nell'udienza di oggi ha ammesso una serie di atti provenienti dal dibattimento del processo principale di rito ordinario chiesti dalle difese e ha invece respinto la richiesta dell'accusa di acquisire altri atti con la motivazione che questi ultimi non erano stati tradotti dall'inglese all'italiano.

Nella prossima udienza, fissata per il 13 aprile, toccherà agli interventi delle difese dei due imputati. Poi la Corte potrebbe ritirarsi in camera di consiglio per emettere la sentenza.

(Emilio Parodi, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)

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