(Reuters) - I banchieri centrali della Fed hanno comunicato in modo inequivocabile la decisione politica di questa settimana: un aumento di un quarto di punto percentuale del tasso d'interesse di riferimento, il più ridotto da quando, 10 mesi fa, hanno dato il via al ciclo di inasprimento con un rialzo della stessa entità.
Meno chiaro è se continueranno a segnalare "continui aumenti" del tasso di riferimento, dato che l'inflazione e l'economia stanno entrambe perdendo slancio.
La Federal Reserve ha inserito questa frase in ogni dichiarazione politica dal marzo 2022, quando i funzionari avevano appena iniziato ad aumentare i costi di finanziamento partendo da un livello vicino allo zero e intendevano segnalare un ulteriore inasprimento a venire.
L'aumento dei tassi previsto nella riunione del Federal Open Market Committee del 31 gennaio-1 febbraio porterebbe il tasso di riferimento al 4,5%-4,75%. Si tratta di due rialzi di un quarto di punto in meno rispetto al livello che la maggior parte dei banchieri della Fed riteneva, a dicembre, "sufficientemente restrittivo" a riportare l'inflazione sotto controllo.
"La parola 'in corso' indica davvero solo altri due rialzi? È una questione delicata", ha detto Karim Basta di III Capital Management.
Allo stesso tempo, ha aggiunto Basta, "ci sarà una certa cautela" nel fare qualsiasi cosa possa alimentare le aspettative del mercato su un'imminente pausa nei rialzi dei tassi.
Questo è esattamente ciò che i mercati finanziari stanno già valutando: una fine dei rialzi dei tassi a marzo, con l'obiettivo del tasso di riferimento in un range tra il 4,75% e il 5%, seguita da tagli dei tassi a partire da settembre, a fronte di un calo dell'inflazione e di una recessione, secondo le previsioni di molti economisti. I banchieri della Fed, almeno fino a dicembre, non prevedono tagli dei tassi fino al 2024.
"Qualsiasi segnale al mercato che indica che si sia vicini alla fine, non fa altro che dare l'input ai mercati che la prossima mossa sia un taglio dei tassi", ha detto James Knightley, Chief International Economist di Ing.
Questo potrebbe allentare le condizioni finanziarie che la Fed si è impegnata duramente a rendere più rigide e potenzialmente riaccendere l'inflazione, minando gli sforzi fatti per domarla.
"Perché rompere gli equilibri? Perché rischiare di sconvolgere la situazione?", ha detto Knightley. "La domanda cruciale è quanto siano impegnati ad aumentare ulteriormente i tassi".
CONGEDATO CON ONORE
Non c'è dubbio che la stretta più decisa della Fed - sottolineata da una serie di quattro rialzi consecutivi di 75 punti base per far fronte, il più rapidamente possibile, a un'inflazione ai massimi di 40 anni - stia lasciando il posto a qualcosa di più graduale. Ma c'è ancora molta incertezza su quanto sia necessario adottare un ulteriore inasprimento.
L'inflazione sta perdendo vigore. L'indice dei prezzi delle spese per consumi personali core, che la Fed utilizza per misurare lo slancio dell'inflazione sottostante, è aumentato del 4,4% a dicembre rispetto a un anno prima; negli ultimi tre mesi ha registrato una media del 3,2% su base annua. Si tratta comunque di un valore ben superiore al target del 2% fissato dalla Fed.
La risposta aggressiva della Fed sembra aver colpito anche i consumatori statunitensi, che già dall'estate scorsa avevano iniziato a considerare l'aumento dell'inflazione come un fenomeno più duraturo, uno sviluppo preoccupante che era stato tra i catalizzatori della rapida accelerazione dei rialzi dei tassi. I dati di venerdì dell'Università del Michigan hanno mostrato che le opinioni dei consumatori sull'inflazione a breve termine sono scese ai minimi dall'aprile 2021 e che le aspettative di crescita dei prezzi a lungo termine sono scese dai massimi del decennio scorso.
L'economia sta iniziando a rallentare, ma il tasso di disoccupazione al 3,5% non è mai stato così basso da più di 50 anni. La crescita dei salari è molto più forte di quanto i funzionari della Fed ritengano coerente con la stabilità dei prezzi.
Storicamente, i banchieri della Fed danno spesso indicazione dell'aumento dell'incertezza e di potenziali svolte, attraverso sottili cambiamenti nel linguaggio usato nelle dichiarazioni politiche, volti a anticipare il percorso più probabile in futuro, senza bloccarli.
Alla fine del 2005, ad esempio, dopo più di un anno di rialzi costanti dei tassi d'interesse, i banchieri centrali volevano "congedare con onore" alcune parole di lungo servizio nel loro comunicato post meeting, come visto nelle trascrizioni, tra cui gli avvertimenti sulla probabilità di aumenti "misurati" dei tassi per eliminare l'"accomodamento".
A gennaio i policymaker si sono accordati sull'espressione per cui "potrebbe essere necessario un ulteriore inasprimento delle politiche", una frase che, secondo l'ex presidente della Fed Alan Greenspan, rifletteva il fatto che la Fed non aveva più un piano prestabilito, ma sarebbe stata "ampiamente" guidata dai dati più recenti.
Alla fine del 2018, i banchieri della Fed hanno voluto mostrare decisioni maggiormente legate ai dati e un relativo contenimento di ulteriori strette. La modifica apportata alla dichiarazione di dicembre, secondo cui la commissione "ritiene" invece di "si aspetta" che "ulteriori aumenti graduali" del target siano coerenti con i propri obiettivi, ha segnato la fine di quel ciclo di rialzi dei tassi.
Non è chiaro se uno di questi cambiamenti servirà da modello per la prossima settimana. I banchieri della Fed, nei recenti commenti pubblici, hanno proposto le loro descrizioni sul futuro percorso di rialzo dei tassi, tra cui un "continuo inasprimento delle politiche monetarie", secondo i commenti del governatore della Fed Christopher Waller, spesso influenti.
Il vicepresidente della Fed Lael Brainard e il presidente della Fed di New York John Williams, che lavorano a stretto contatto con il presidente della Fed Jerome Powell per la stesura dei comunicati ufficiali, non hanno offerto, negli ultimi discorsi, nuove indicazioni sul rialzo dei tassi, sebbene sia Brainard che Williams abbiano sottolineato che la Fed deve "mantenere la rotta" nella lotta all'inflazione - un modo di dire che anche Powell ha usato spesso.
Gli analisti sono divisi sul fatto che la Fed intenda abbandonare il termine "in corso" a favore di qualcosa che suoni meno come una politica condotta con il pilota automatico e comunque diretta verso l'alto, come hanno suggerito questa settimana gli analisti di Bnp.
"È un problema molto delicato. È un problema di linguaggio delicato, ma credo che sarebbe meglio non cambiarlo", afferma Kathy Bostjancic, Chief Economist di Nationwide, schierandosi nella fazione opposta. "Non vogliono che le condizioni finanziarie diventino nettamente più facili di quelle attuali".
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Claudia Cristoferi)