MILANO (Reuters) - Il controvalore del portafoglio di titoli di Stato italiani detenuto dagli investitori retail assieme a società non finanziarie domestici è pari a circa 320 miliardi di euro, ovvero il massimo dall'introduzione dell'euro.
E' quanto evidenzia UniCredit (BIT:CRDI) in un report che prende in esame i più recenti dati della Banca d'Italia precisando che, nell'importo, 270 miliardi sono in mano ai retail e i restanti 45 alle società non finanziarie.
La quota di Btp detenuti dai piccoli investitori e dalle società non finanziarie italiane è salita dal 6% della metà del 2022 al 13,5%, massimo da fine 2014 ma ancora lontana dal 20% di prima del 2008, spiega Luca Cazzulani, responsabile strategy research della banca.
"Quasi tutto l'incremento si deve al retail mentre le società non finanziarie sono parecchio meno attive", aggiunge.
Dopo un 2023 che ha visto una domanda molto forte da parte del retail - con un aumento di oltre 100 miliardi nei loro portafogli - è molto complesso riuscire a valutare quale sia la potenza di fuoco rimasta.
"Dipende dall'appeal degli altri asset, dal livello di rendimento assoluto che Bot e Btp offriranno, dalla forma della curva, dalla dinamica della ricchezza finanziaria e del risparmio e dalla percezione del rischio domestico", fa notare lo strategist.
I piccoli risparmiatori italiani hanno finanziato gli acquisti in titoli di Stato attraverso una riduzione dei depositi bancari e di fondi comuni e prodotti assicurativi che tuttavia sono stati meno impattati.
La massiccia partecipazione degli investitori retail al mercato del debito è "una peculiarità italiana con le famiglie molto meno attive negli altri Paesi della zona euro".
In Belgio, fa notare Cazzulani, la percentuale dei retail è salita di recente al 5% e l'Austria ha in progetto di offrire bond retail nel secondo trimestre mentre in Germania e Francia è pressoché pari a zero.
(Sara Rossi, editing Stefano Bernabei)