I riacquisti di azioni proprie (buy back) e le imponenti operazioni sui derivati hanno supportato l’S&P500 di Wall Street da inizio anno, ma ora un fattore chiave nelle decisioni degli investitori saranno i profitti aziendali
Con la chiusura di venerdì a 2.892 punti, l’indice S&P 500 si è avvicinato al record storico siglato il 20 settembre dello scorso anno a 2.930 punti. Tuttavia, c’è un aspetto, anzi un vero e proprio enigma, che sta scervellando gli operatori di Wall Street: come si spiega questo rally di Borsa alla luce del fatto che i fondi azionari statunitensi abbiano registrato ingenti deflussi da inizio anno? In pratica, il mercato azionario statunitense alla fine di marzo ha registrato il miglior trimestre in termini di performance in quasi un decennio, ma lo ha fatto senza l’aiuto degli investitori in fondi azionari e fondi negoziati in borsa che, infatti, hanno registrato deflussi considerevoli dall’inizio dell’anno, in base ai dati elaborati da Lipper e EPFR global. Secondo un’analisi di Bank of America sui dati EPFR i fondi azionari statunitensi hanno registrato deflussi per 39,1 miliardi di dollari nei primi tre mesi di quest’anno.
L’ENIGMA DI WALL STREET
“Come è possibile?”, si è domandato Jared Woodward, investment strategist presso Bank of America Merrill Lynch (NYSE:BAC). Il quale, pur ammettendo che non è la prima volta che si assiste ad una divergenza tra l’andamento positivo di Wall Street e i deflussi dai fondi azionari americani, il ritmo e l’entità dell’aumento del mercato azionario statunitense e i deflussi di capitale sono quest’anno di maggiore intensità. Nel 2016, per esempio, i deflussi azionari furono pari a 93 miliardi di dollari ma l’apprezzamento dell’S&P 500 di Wal Street non andò oltre i 5 punti percentuali, mentre dal 24 dicembre ad oggi il rialzo è stato superiore al 23 per cento...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge