Investing.com - Se l’anno prossimo non si verificherà una profonda recessione, l’inflazione dovrebbe mantenersi su livelli più sostenuti e duraturi di quanto previsto dalla Banca Centrale Europea (BCE). Questo implica che il ciclo dei rialzi possa rivelarsi al di sopra del livello previsto dal mercato.
E’ questa una delle conclusioni a cui giungono Eoin O’Callaghan e John Butler, Macro Strategists di Wellington Management nell’outlook economico 2023.
“L’impennata dei prezzi energetici ha provocato uno shock commerciale che equivale a una riduzione del PIL stimata tra il 3% e il 4%, mentre la brusca compressione dei redditi reali delle famiglie e dei margini delle imprese ha spinto il sentiment a livelli peggiori di quelli registrati durante la crisi finanziaria globale del 2008/2009. Riteniamo che l’Eurozona possa registrare una lieve recessione entro la fine dell’anno e che il suo PIL possa contrarsi dello 0,5% nel 2023” fanno sapere i due manager.
Non sono escluse sorprese positive
O’Callaghan e Butler non escludono tuttavia sorprese positive, a cominciare dall’impulso fiscale in gran parte dell’Europa che dovrebbe persistere nel 2023. Basti pensare che dall’inizio del 2022, i governi hanno deliberato misure di sostegno alle famiglie e alle imprese per l’equivalente di quasi cinque punti percentuali.
Inoltre, il piano per la ripresa dell’UE NextGenerationEU, dovrebbe essere potenziato l’anno prossimo.
“In secondo luogo, in Europa i portafogli ordini sono ancora a livelli record e le famiglie potrebbero spendere l’equivalente di sei punti percentuali di PIL in risparmi accumulati. In terzo luogo, il canale del credito sta funzionando bene per la prima volta in oltre un decennio, con l’equivalente di circa mezzo punto percentuale di PIL di prestiti netti al settore privato ogni mese” argomentano O’Callaghan e Butler.
Resta il fatto che l’incremento dei prezzi al consumo in Europa non è legato soltanto alle materie prime.
“Riteniamo che l’inflazione di fondo, che è salita al 5% e ora supera quella statunitense per gli indicatori di breve termine, possa persistere restando molto più elevata di quella degli ultimi 10- 15 anni e potenzialmente più alta della media dei mercati sviluppati” spiegano i due manager di Wellington Management ricordando inoltre come la forza del mercato del lavoro sia a livelli record con una potenziale crescita dei salari che potrebbe attestarsi al 5%-6% nei prossimi trimestri.
Focus sul debito italiano
Il problema è che nel 2023 la riduzione del bilancio della BCE sommato ai grandi piani di emissione statali dovrebbe esercitare una maggiore pressione al rialzo sui premi per detenere bond a più lunghe scadenza l’anno prossimo.
“In Europa una prima area vulnerabile è quella del debito sovrano italiano, che ora supera il 150% del PIL. Il nuovo governo Meloni ha presentato una
prima legge di bilancio piuttosto ragionevole, ma il rischio è che l’indebitamento sia più elevato del previsto. Inoltre gli stanziamenti per la cris energetica sono solo per un trimestre: la situazione potrebbe risultare critica qualora i prezzi energetici rimanessero alti” indicano i due manager di Wellington Management
Una seconda area vulnerabile è rappresentata dall’elevato livello di indebitamento delle famiglie nei paesi scandinavi. “E’ probabile che il rialzo dei tassi in Svezia e Norvegia possa risultare limitato rispetto ad altri Paesi mentre aumenta il rischio di un forte adeguamento al ribasso dei prezzi delle case in entrambi i Paesi. In Svezia questa dinamica sembra già in atto. Ciò implica anche la necessità di un deprezzamento delle valute a mano a mano che entrambe le economie si discostano da un modello di crescita trainata dalla domanda interna” concludono i due manager di Wellington Management.
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