Secondo Neuberger Berman i settori value come finanza, materiali, energia e industria sono tornati in auge dopo essere stati trascurati per 13 anni, e sono pronti per una ripresa pluriennale
Tra i gestori attivi oggi, i più giovani non hanno mai assistito a una sovra-performance duratura delle azioni value statunitensi nel corso della propria carriera. E ci sono anche analisti che frequentavano ancora le scuole medie l’ultima volta che i titoli value registrarono una lunga fase di rialzo. Il fatto è degno di nota per uno stile d’investimento che, stando a numerosissimi studi accademici, registra sottoperformance ormai da decenni. Preferire titoli scambiati a multipli relativamente bassi è spesso stato indicato come il tratto caratteristico degli investimenti prudenti, ma da oltre un decennio il segmento value rincorre quello growth.
DUE SPINTE FONDAMENTALI AL VALUE
Ora però il vento sta finalmente cambiando, affermano nelle ‘Prospettive settimanali del CIO’ Eli Salzmann, Senior Portfolio Manager e David Levine, Portfolio Manager, entrambi di Neuberger Berman. Secondo i due esperti, due dei motivi principali del ritorno in auge delle azioni value stanno nelle notizie che nelle ultime settimane hanno dominato la scena, vale a dire l’aspettativa di una crescita dell’economia e l’aspettativa di un aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse. Dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, la crescita è avanzata a rilento, e gli investitori hanno cercato soprattutto asset con una crescita attesa degli utili più rapida rispetto a quella del PIL, rendendo le azioni growth da preferire...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge