Occasione persa? La miniera dei fondi Ue per l'Italia sta per esaurirsi

Pubblicato 12.07.2023, 15:41
Aggiornato 12.07.2023, 15:45
© Reuters. Un uomo usa i contanti per pagare gli articoli durante lo shopping a Milano, Italia, 2 ottobre 2020.   REUTERS/Flavio Lo Scalzo
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di Giuseppe Fonte e Valentina Za e Gavin Jones

ROMA/MILANO (Reuters) - Le speranze dell'Italia di trasformare la propria economia grazie ai miliardi di euro dei fondi europei per la ripresa dopo la pandemia si stanno rapidamente spegnendo, dicono le imprese interessate, per via di inefficienze a tutti i livelli che aumentano il rischio di una maggiore spinta al debito piuttosto che alla crescita.

A metà del 2020 Roma si è assicurata la fetta più grossa del fondo da 724 miliardi di euro che mira ad aiutare gli Stati Ue a uscire dall'emergenza Covid più ecologici e tecnologici.

I 191,5 miliardi di euro di prestiti agevolati e sovvenzioni a fondo perduto, da ricevere in tranche fino al 2026, erano destinati a investimenti produttivi per l'economia più cronicamente stagnante dell'Unione.

A distanza di tre anni, Bruxelles ha deciso di trattenere i fondi a causa del mancato rispetto dell'accordo da parte di Roma: l'adozione progressiva di 527 "obiettivi e tappe" estremamente dettagliati.

Sono emerse controversie, tra le altre questioni, sulla riforma delle concessioni portuali italiane, sulla possibilità di inserire nel piano interventi per migliorare gli stadi di calcio e sulla mancata distribuzione di 7.500 posti letto in più per gli studenti universitari.

L'Italia è anche in ritardo nella spesa dei fondi già erogati, il che fa preoccupare gli economisti e le agenzie di rating che monitorano la sostenibilità del terzo debito pubblico mondiale.

Roberto Perotti, professore di economia all'Università Bocconi di Milano, ritiene che l'Italia abbia messo a punto il proprio Piano di ripresa e resilienza post-Covid (Pnrr) troppo frettolosamente e chiedendo troppi fondi.

"Era destinato a fallire fin dall'inizio", ha detto. "Non siamo stati in grado di decidere su progetti validi e non siamo in grado di spendere fondi per quelli già concordati".

La premier Giorgia Meloni, in carica da nove mesi, intende presentare a Bruxelles il mese prossimo un Pnrr rinnovato e rivisto.

Adducendo le responsabilità della battuta d'arresto ai predecessori Mario Draghi e Giuseppe Conte, la scorsa settimana la prima ministra ha affermato in Parlamento: "Faremo buon uso di quei soldi, costi quel che costi".

IMPATTO DELLA CRESCITA IN CALO

L'Italia ha ricevuto finora 67 miliardi di euro, con l'ultima tranche arrivata alla fine del 2022. A fine febbraio aveva investito 26 miliardi, circa la metà dell'importo previsto.

Di conseguenza, l'impatto atteso sulla crescita economica sta diminuendo.

Secondo il Tesoro, il Pnrr ha contribuito solo per 0,1 punti percentuali al tasso di crescita del 3,7% nel 2022, molto meno degli 0,7 punti previsti.

Tuttavia, ad aprile il governo aveva anticipato che il Pnrr avrebbe contribuito all'80% della crescita di quest'anno, prevista a un misero 1%, sottolineando l'importanza di rilanciare il progetto.

L'Italia è stato l'unico Paese ad accettare non solo i soldi a fondo perduto della Ue ma anche tutti i prestiti a cui aveva diritto, per un valore pari a quasi due terzi del totale, scommettendo che la spinta alla crescita avrebbe compensato l'impatto sul debito. Gli investitori ora temono che la scommessa possa ritorcersi contro.

"Dobbiamo crescere del 2% all'anno", ha detto Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo (BIT:ISP), la più grande banca italiana e secondo maggior creditore del Paese dopo la Banca centrale europea.

"E' solo con gli investimenti che possiamo accelerare la crescita".

Vittorio Soldavini, responsabile di H.T. High Technology, azienda di software lombarda, ha affermato che i problemi del Pnrr hanno bloccato i piani di investimento delle imprese.

"Tra i nostri clienti ci sono enti pubblici che aspettano i fondi ma non sanno se li otterranno... gli investimenti pubblici non possono iniziare, e questo vale anche per le aziende private".

Alla base di questi problemi ci sono una scarsa pianificazione e carenza di personale qualificato che aiuti i comuni - che gestiscono gran parte dei progetti - a organizzare le gare d'appalto e a supervisionare i progressi.

"Mancano avvocati, contabili, ingegneri, tutto", ha commentato Davide Carlucci, che è a capo di Recovery Sud, una rete di 323 sindaci del sud Italia, dove dovrebbe essere speso il 40% dei fondi del Pnrr.

"È stata un'occasione sprecata", ha aggiunto Carlucci.

Gustavo Piga, professore di economia all'Università di Roma Tor Vergata, ritiene che per salvare il Pnrr sarebbe necessario "assumere su larga scala esperti di appalti pubblici con contratti a tempo indeterminato e ben retribuiti".

MICRO-PROGETTI

Più della metà dei fondi europei dovrebbe essere destinata alla digitalizzazione e alla transizione ecologica, mentre il resto è destinato ai trasporti sostenibili, all'istruzione, alla coesione sociale e alla salute.

Eppure, nel crescente disincanto dell'opinione pubblica, i media hanno ironizzato su una miriade di microprogetti che difficilmente contribuiranno alla crescita, come l'ampliamento dei cimiteri o l'apertura di un museo del prosciutto in un Paese vicino a Parma.

Per i progetti più ambiziosi, le aziende vengono esasperate da lunghe procedure burocratiche.

Un'azienda di ingegneria del Nord ha presentato un anno fa un progetto per la produzione di materiali leggeri e high-tech per l'industria automobilistica. Dopo il vaglio di una banca e del Consiglio nazionale della ricerca, spera di ottenere l'approvazione alla fine di quest'anno, consentendo l'inizio dei lavori nel 2024.

Considerando la rapidità con cui i progetti di innovazione diventano obsoleti, due anni sono un tempo lungo da attendere, ha detto l'AD dell'azienda a Reuters, chiedendo di parlare in modo anonimo a causa della delicatezza della questione.

Il governo è ancora in attesa di una tranche di 19 miliardi di euro dei fondi Ue, che sono stati bloccati a marzo per il mancato raggiungimento degli obiettivi di policy a partire dal 2022.

Inoltre, il governo non ha rispettato la scadenza di fine giugno per la successiva serie di target e milestone, il che significa che un'ulteriore tranche da 16 miliardi di euro prevista per quest'anno potrebbe non arrivare prima del 2024, danneggiando le già incrinate finanze pubbliche di Roma.

Secondo Ilaria Gobbato, specialista in gare d'appalto presso lo studio legale Dentons, nuovi problemi potrebbero sorgere in seguito all'adozione, questo mese, di un nuovo codice per gli appalti pubblici.

© Reuters. Un uomo usa i contanti per pagare gli articoli durante lo shopping a Milano, Italia, 2 ottobre 2020.   REUTERS/Flavio Lo Scalzo

Il nuovo codice avvicina le bizantine leggi italiane agli standard dell'Unione europea, ma secondo Gobbato all'inizio sarà difficile adattarsi.

"Bisogna chiedersi quante amministrazioni saranno pronte a bandire gare d'appalto a partire da domani", ha commentato Gobbato.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)

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