ROMA (Reuters) - Il decreto recente per gli indennizzi "attinge alle disponibilità del fondo interbancario di tutela dei depositi", che anche per questo ora ha le casse vuote.
Lo ha detto il presidente del Fondo Salvatore Maccarone.
Il riferimento è al decreto che venerdì ha stabilito un meccanismo di ristoro forfettario per gli obbligazionisti colpiti dalla risoluzione delle quattro banche dello scorso novembre.
Il governo ha detto che le risorse sarebbero arrivate dalle banche e che non c'era un limite all'intervento.
"Le casse sono vuote e contribuiscono a renderle tali questi provvedimenti di ristoro degli obligazionisti delle quattro banche", ha aggiunto Maccarone, che ha reiterato le sue critiche all'interpretazione della Commissione europea che ha inibito un intervento del Fondo per le quattro banche che avrebbe evitato la risoluzione.
Dallo scorso anno le contribuzioni obbligatorie delle banche al Fondo di garanzia dei depositi sono ex-ante e devono raggiungere la consistenza dello 0,8% dei depositi protetti entro il 2024.
"Le banche hanno iniziato a versare dal secondo semestre 2015, poco più di 250 milioni, e la contribuzione annuale sarà di circa 500 milioni", ha spiegato Maccarone.
"Quest'anno potrà essere di più perché se vengono usati poi vanno reintegrati", ha aggiunto.
A chi gli chiedeva se poi questo sistema di utilizzare il Fondo per gli indennizzi non rischi di incappare nelle obiezioni dell'Antitrust Ue, ha risposto: "Chiedete al legislatore. È stato costruito come meccanismo di risarcimento per misselling".
Maccarone ha detto di non poter fare stime su quanto verrà richiesto al Fondo per questa finalità, limitandosi a ricordare che l'outstanding dei bond subordinati venduti al retail era di circa 320 milioni di euro.
"Sul piano prospettico la situazione non è certamente incoraggiante. Oggi questa interpretazione della Commissione (sull'utilizzo dei fondi di garanzia dei depositi) corre il rischio di diventare norma".
Ora con il bail-in in vigore, Maccarone ha detto che c'è la prospettiva concreta che la crisi di una banca si risolva con la sua liquidazione.
"Non credo che il nostro sistema economico e civile sia pronto... Nel caso di una banca in liquidazione non verrebbero pagati i depositanti", ha spiegato.
Il fondo sarà alimentato con contribuzioni ex-ante ma non può lavorare, come in passato, per prevenire una crisi bancaria.
"Stiamo studiando la possibilità di irrobustire il meccanismo volontario per rendere possibili interventi preventivi".
"Ora nel fondo volontario ci sono 300 milioni, sono pochi, non ci si fa granché", ha detto.
La ragione di creare anche un fondo volontario, ha spiegato il presidente del Fondo di garanzia, è che “oggi non si può ripetere lo schema delle quattro banche. Se la banca è 'likely to fail' e non si trova una soluzione rapidamente, la strada è o la risoluzione o la liquidazione coatta. E non voglio pensare a una soluzione che colpisca i depositanti".
(Stefano Bernabei)