OraFinanza - “Credo nella convergenza del nostro sistema bancario e, con essa, in banche più forti per l'Europa”. Con queste parole il Ceo di UniCredit (BIT:CRDI), Andrea Orcel, descrive la sua idea di sistema bancario nel Vecchio Continente, creando così la sua ‘ideologia’ che sta dietro le recenti mosse dell’istituto milanese nel settore. In particolare, Orcel offre una prospettiva più ampia all’investimento in Commerzbank (ETR:CBKG) e all’Ops per acquistare Banco Bpm (BIT:BAMI). Certo, ribadisce Orcel, “sono decisioni prese nell’interesse dei nostri stakeholder”, ma “mettono anche sul tavolo una più ampia convergenza dell'Unione europea e il futuro del mercato unico”.
Il tutto affidato ad una lettera scritta nella notte (italiana) al Financial Times, aggiungendo che queste mosse "rappresentano casi di prova" verso una maggiore integrazione europea di cui ha bisogno l’UE, soprattutto in tema banche.
Se Orcel ammette che “spetta ai politici europei spingere queste riforme, e avrebbero certamente il mio sostegno”, ma “come Ceo di una banca, mi concentro su ciò che le imprese possono fare oggi”. Secondo il manager, ci sono “già i pilastri di un'unione bancaria, che potrebbe essere completata rapidamente” e, nonostante le richieste “di guidare l'integrazione del sistema bancario europeo in modo da avere una maggiore potenza di fuoco per finanziare nuove infrastrutture e la crescita delle imprese”, sono state viste “pochissime azioni concrete”.
Citando Ken Griffin, fondatore di Citadel Securities, Orcel inizia la lettera con un giudizio netto. “L’Europa sta scomparendo”, ormai “letargica rispetto agli Stati Uniti”, con un’economia che “non sta crescendo” e numeri pro capite “orribili”, scrive.
L’UE sta attraversando “un periodo di disunità”, prosegue il manager, “senza un senso di direzione comune”, situazione “ancora più preoccupante di fronte alla minaccia di cadere ancora più indietro rispetto agli Stati Uniti a causa dei potenziali dazi del Presidente Donald Trump”, oltre ai “problemi geopolitici che ci hanno perseguitato negli ultimi anni”.
Il continente sta iniziando a rendersi conto “che abbiamo bisogno di unità e di una crescita economica migliore per affrontare tutto questo”, coscienza che rende evidente “il potere del mercato unico”, ormai ridotto a “solo una frazione di ciò che potrebbe essere e che potrebbe scomparire del tutto”.
Inoltre, “stiamo assistendo a un ritardo negli investimenti, a una creazione di ricchezza ostacolata e a un divario crescente tra noi e altri blocchi”, con i giovani destinati a “lasciare il nostro continente alla ricerca di opportunità altrove”: per questi motivi “rischiamo la nostra prosperità a lungo termine e con essa la forza di sostenere i nostri ideali dell'UE”.
Nelle sue conclusioni, Orcel specifica che la sua lettera “non è una richiesta di un processo decisionale più centralizzato”, in quanto “tutti gli stati dell'UE hanno le loro specializzazioni e competenze profonde”, quindi “non dobbiamo interferire o microgestire”.
Allo stesso tempo, però, secondo il Ceo “dobbiamo tendere verso un obiettivo comune di crescita e successo a lungo termine e trasformare la nostra visione concordata in azione senza scuse”, in quanto “c'è di più nel futuro della competitività dell'Europa che i sistemi bancari e dei mercati dei capitali”.
Solo se l'Europa si dimostrerà “finalmente pronta a unirsi per porre fine a questo periodo di bassa crescita a beneficio di tutti, avremo la possibilità - e credo, il dovere - di potenziare il settore bancario europeo e con esso le ambizioni del nostro blocco”.
“Se il genio del nostro mercato unico rimane insoddisfatto, temo che l'avvertimento di Draghi di una ‘lenta agonia’ per l'Europa si avvererà”, avvisa Orcel nella sua conclusione.