di Giulio Zangrandi
Il ritiro della candidatura da parte del presidente, con tanto di endorsment alla vice Kamala Harris, si rafforza la posizione di Trump. Ma, secondo i gestori, gli investitori devono lasciare invariati i portafogli. Almeno per ora
Alla fine, Joe Biden si è arreso. L’ennesima gaffe ha infatti convinto il presidente in carica degli Stati Uniti a ritirare la propria candidatura per un secondo mandato e appoggiare la sua vice, Kamala Harris, come candidata democratica. L’annuncio è stato dato dopo che l’inquilino della Casa Bianca, come riportato da più parti, ha ricevuto pressioni interne per lasciare il terreno di scontro. Uno sviluppo che avvantaggia ulteriormente il rivale repubblicano Donald Trump ma, secondo gli esperti, non cambia le carte per gli investitori.
Trump ancora più favorito. Ma la sostanza non cambia
L’annuncio è arrivato dopo settimane nelle quali i vertici dem hanno analizzato la deludente performance resa da Biden nel dibattito del 27 giugno. In questo periodo, il presidente avrebbe ricevuto l’invito a ritirarsi da parte di vari esponenti del partito ma anche di sostenitori scettici sulla sua capacità di governare per altri quattro anni. E mentre i dem si preparano a scegliere un nuovo candidato alla convention di Chicago che si terrà dal 19 al 22 agosto, con Harris che è ampiamente considerata la favorita, i sondaggi danno Trump sempre più in vantaggio sia a livello nazionale che negli Stati ancora in bilico. Una situazione cui ha sicuramente contribuito il tentativo di attentato subito dal tycoon la scorsa settimana e alla quale Mark Haefele, proprio per questo, crede si sarebbe giunti comunque. “Se prima stimavano al 60% la possibilità che il leader repubblicano riconquistasse la Casa Bianca”, spiega il cio di UBS Global Wealth Management, “poco cambia ora che Biden ha lasciato il timone e Harris viene vista come papabile sostituta”.
Dem verso le primarie: le prossime tappe
Nelle ultime ore, il Comitato per le regole della Convention democratica ha appunto annunciato che si riunirà mercoledì per discutere un quadro di nomine “aperto, trasparente, equo e ordinato”. Prima di quella data non si può escludere la comparsa di altri candidati, tra cui una manciata di governatori che potrebbero sottolineare come il loro indice di gradimento netto sia più alto di quello della vicepresidente. Tuttavia, secondo Haefele, Harris ha un punto di forza che potrebbe rivelarsi decisivo: “Nei documenti depositati dalla campagna di Biden presso la Federal Election Commission, la numero due è inclusa nella dichiarazione di organizzazione e ciò significa che incontrerà meno ostacoli legali nell’utilizzo dei fondi raccolti finora dalla campagna di Biden”. In secondo luogo, spiega il cio di UBS GWM, sarà difficile vedere un grande cambiamento nelle priorità politiche sui temi che interessano gli investitori: “Dal cambiamento climatico alle pratiche anticoncorrenziali fino al mantenimento della pressione sulla Cina, il programma di Biden dovrebbe essere rispettato”.
Le agende dei due partiti
L’esito delle elezioni potrebbe essere determinante per gli investitori, soprattutto se uno dei due partiti dovesse ottenere il controllo della Casa Bianca e del Congresso. Una vittoria di Trump, sostiene infatti Haefele, farebbe probabilmente “aumentare le aspettative del mercato in termini di tagli alle tasse e di alleggerimento delle attività commerciali” ma a fronte di “maggiori timori per l’aumento dei dazi commerciali”. “Tra i principali beneficiari dei cambiamenti normativi potrebbe esserci il settore dei servizi finanziari”, afferma il cio di UBS GWM, “mentre l’aumento delle tariffe sulle importazioni rischia di danneggiare le aziende statunitensi con catene di approvvigionamento globali”. Al contrario, la previsione dell’esperto è che un’amministrazione democratica solida continui a sostenere le iniziative a favore dell’energia verde e quelle di inasprimento del regime fiscale.
Come preparare i portafogli
Quanto ai portafogli, Haefele individua come punto di partenza per una strategia vincente l’attenta analisi dei recenti andamenti di Borsa. “Nelle ultime settimane abbiamo assistito a una certa rotazione verso i settori rossi e lontano da quelli blu”, spiega, “ma a breve i mercati potrebbero invertire almeno in parte la tendenza”. Detto questo, il cio consiglia agli investitori di tenere a mente che i risultati politici degli USA sono ben lungi dal rappresentare il principale motore dei rendimenti dei mercati finanziari o anche delle performance settoriali: “I dati economici e le aspettative di taglio dei tassi della Fed restano almeno altrettanto importanti”. “Lo scenario che vede l’S&P 500 chiudere l’anno intorno a 5.900”, precisa infatti, “resta valido nella maggior parte degli esiti”. Senza trascurare che anche le prospettive positive delle principali società tecnologiche potrebbero compensare l’incertezza politica. Da qui, l’invito del manager a non modificare drasticamente le scelte di allocazione in base alle loro aspettative o preferenze politiche: “Raccomandiamo invece varie strategie per gestire i rischi legati alle elezioni, tra cui la detenzione di un portafoglio ben diversificato e la considerazione d’investimenti strutturati con caratteristiche di conservazione del capitale o di generazione di rendimento”.
Di panorama politico in mutamento ed evoluzione parla invece Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, che si unisce ad Haefele nel sottolineare come gli operatori abbiano reagito alla notizia del cambio di guardia riducendo alcune posizioni del ‘Trump trade’. “A meno che non si delinei un chiaro vincitore tra gli swing States”, evidenzia però anche lui, “possiamo aspettarci che i mercati siano guidati più dal rumore che da un segnale”. Parole che suonano come l’ennesima conferma dell’opportunità di mantenere immutate le posizioni acquisite nei mesi passati.
Secondo Filippo Diodovich, senior Market Strategist di IG Italia, una valutazione più accurata degli effetti sui mercati potrà essere effettuata solamente dopo la conoscenza del ticket completo dei democratici per la corsa alle presidenziali. “Quello che continuiamo a notare sulle piazze finanziarie statunitensi è una marcata rotazione settoriale”, spiega nel frattempo, “cos’ come forti passi indietro per i magnifici sette e significativi rialzi per le aziende di piccola e media taglia”. Movimenti settoriali che, a suo dire, hanno molteplici ragioni: “Un cambio di prospettive su un prossimo taglio dei tassi di interesse da parte della Fed, un aumento delle attese su un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e una situazione di iper-comprato per il settore tecnologico”.