Di Geoffrey Smith
Investing.com - Profondo rosso per Raiffeisen Bank (VIE:RBIV) a Vienna, in scia all'indagine dell’Office of Foreign Assets Control, un ramo del Tesoro USA che si occupa dell'applicazione delle sanzioni statunitensi, sulle attività della banca in Russia.
Al momento della scrittura, il titolo Raiffeisen è in calo del 7,9%, toccando un minimo di due mesi, mentre altre banche europee ancora attive in Russia come UniCredit (BIT:CRDI) non sarebbero interessate dall'indagine.
“Le domande poste dall’OFAC sono di natura generale e mirano a chiarire le attività di pagamento e i relativi processi gestiti dalla RBI alla luce dei recenti sviluppi legati alla Russia e all’Ucraina”, ha dichiarato la banca in un comunicato diffuso dopo la chiusura di venerdì, aggiungendo che la richiesta “non è stata causata da alcuna transazione o attività commerciale specifica”.
Il lungo impegno di Raiffeisen in Russia ha reso una tranquilla rete di banche cooperative austriache la più grande banca estera internazionale in Russia, conquistando una quota considerevole del mercato al dettaglio, in particolare tra la classe media del Paese, tant'è che la banca centrale russa l'ha inserita nella lista dei 13 istituti considerati "importanti a livello sistemico" per il Paese.
In passato, la banca ha ripetutamente attirato l’interesse delle autorità di regolamentazione per le sue attività, in particolare per il suo coinvolgimento in un controverso accordo per la spedizione di gas naturale dal Turkmenistan all’Ucraina attraverso intermediari collegati al regime dell’ex presidente Viktor Yanukovych.
A differenza delle maggiori competitor europee, come Société Générale (BIT:GLE) che l’anno scorso è uscita dal business russo a fronte di una perdita ingente, Raiffeisen ha continuato a operare in Russia più o meno normalmente, anche se senza fornire capitale o liquidità alle sue operazioni russe.
L’anno scorso la banca ha registrato un utile record di 3,63 miliardi di euro (1 euro = 1,0696 dollari), grazie all’aumento dei tassi d’interesse che ha favorito l’attività principale in tutti i mercati chiave dell’Europa centrale e orientale. Le norme finanziarie russe le hanno impedito di rimpatriare qualsiasi profitto derivante dalle sue operazioni nel Paese e la banca ha registrato una svalutazione relativamente modesta, pari a 490 milioni di euro, relativa alle sue attività in Russia e Bielorussia.
Nella sua dichiarazione, la RBI ha affermato che “sta collaborando pienamente con l’OFAC in relazione alla sua richiesta ed è fiduciosa che le informazioni fornite all’OFAC soddisfino la sua richiesta”.