di Gabriela Baczynska
BRUXELLES (Reuters) - Il fallimento dei paesi Ue ad aiutare l'Italia a contrastare il flusso dei migranti ha rafforzato i partiti anti-immigrazione e ha contribuito alla dura sconfitta del Pd nelle elezioni di domenica scorsa, ammettono vari esponenti europei, secondo i quali ora Bruxelles dovrà assumere una linea dura.
"Il messaggio che sentiamo è: continuate a essere molto molto duri sull'asilo. Siate più duri che potete sull'immigrazione. E anche di più", dice un importante diplomatico Ue.
Il Pd ha preso meno del 20%, perdendo contro i partiti anti-establishment e di destra che hanno fatto una forte campagna contro l'immigrazione.
Sotto pressione da parte dei rivali euroscettici, i politici europei "mainstream" - socialisti, popolari, liberali - hanno letto i risultati come una necessità di scegliere una linea dura sull'immigrazione o rischiare di perdere il potere.
"È innegabile, l'Italia ha sofferto per mesi e mesi sotto la pressione dell'immigrazione. Questa pressione migratoria molto forte è un contesto che dobbiamo tenere a mente", ha detto il presidente francese Emmanuel Macron.
Sono circa 170.000 i rifugiati e i migranti che hanno raggiunto le cose italiane attraverso il Mediterraneo nel 2014, secondo i dati Onu. Nei due anni successivi gli arrivi sono stati 154.000 e 181.500, prima di calare a 119.000 nel 2017.
L'Italia e la Grecia hanno subito l'impatto più forte del flusso migratorio, mentre la Ue cercava di gestire la crisi.
Ieri un gruppo di migranti africani ha percorso in corteo il centro di Firenze scandendo lo slogan "basta razzismo" dopo che un italiano ha ucciso a colpi di pistola un ambulante senegalese.
Oggi, le autorità hanno reso noto che 21 migranti risultano scomparsi, e si teme che siano annegati nel rovesciamento di due imbarcazioni salpate dalla Libia e dirette in Italia.
La crisi che ha raggiunto il picco nel 2015, quando oltre un milione di persone sono arrivate in Europa dal Medio Oriente e dall'Africa, ha scosso la Ue e ha alimentato un'ondata anti-immigrazione ed euroscettica.
Da allora l'Unione ha stretto accordi - criticata dalle associazioni dei diritti umani - con paesi come la Turchia e la Libia, offrendo loro denaro e aiuti per impedire la partenza di migranti dalle loro coste.
La Ue ha serrato i controlli sui confini esterni e ha reso più severe le leggi sull'asilo, e spende più soldi in paesi lontani per cercare di bloccare il flusso verso l'Europa.
Il voto italiano significa che questa politica continuerà, dicono rappresentanti Ue da Bruxelles, trasformando il continente in quello che le associazioni di difesa dei diritti umani chiamano già "Fortezza Europa".
In Austria, Un esponente del governo parla di "un altro appello a svegliarsi" a sostegno di politiche migratorie più dure sostenute dal cancelliere Sebastian Kurz.
IL GIOCO DELLO SCARICABARILE
Ma dietro l'unità della Ue sulla necessità di impedire che i rifugiati e i migranti arrivino c'è un problema più difficile da risolvere.
Mentre gli stati di frontiera sul Mediterraneo devono fare i conti con l'impatto immediato dell'aumento dell'immigrazione, e i paesi ricchi come la Germania e la Svezia li accettano in gran numero, i governi dei paesi ex-comunisti dell'Est rifiutano di accettare la propria quota di migranti.
Roma e Berlino accusano i governi nazionalisti di Polonia e Ungheria di non dimostrare solidarietà quando serve, mentre accettano senza problemi i fondi per lo sviluppo della Ue.
"C'è un problema con la solidarietà in Europa", ha detto oggi a Dublino il premier del Lussemburgo Xavier Bettel. "Noi ci assumiamo tutta la parte della responsabilità", ha detto, riferendosi ai paesi dell'Est Europa.
Il primo ministro irlandese Leo Varadkar concorda che la Ue nel suo complesso deve aiutare i paesi che ne hanno maggiore necessità.
Italia e Grecia protestano di essere state abbandonate a se stesse, mentre Germania, Paesi Bassi e Francia hanno insistito molto, ma invano, per sbloccare la resistenza dell'Est.
In Europa Occidentale alcuni hanno proposto di tagliare i fondi Ue destinati ai paesi orientali, ma gli stati ex-comunisti hanno subito risposto con forza.
Commentando il voto italiano, il vice ministro degli Esteri polacco Konrad Szymanski ha detto che la pressione Ue sull'immigrazione potrebbe essere controproducente: "Oggi, la radice dell'euroscetticismo cresce nei membri fondatori della Ue, mentre l'Europa centrale e orientale è un punto di stabilità".
Polonia e Ungheria, come anche Slovacchia e Repubblica Ceca, giustificano con i timori per la sicurezza e la necessità di preservare l'aspetto tradizionale delle proprie società il rifiuto di accettare rifugiati dal Medio Oriente e dall'Africa.
"Un quarto delle persone sostengono i partiti favorevoli all'immigrazione, tre quarti invece sono con i partiti anti-immigrazione", ha detto il ministro ungherese Viktor Orban commentando le elezioni in Italia. "In Europea sarà quella la situazione nei prossimi 10-15 anni".