ROMA (Reuters) - Eletto con 21 voti su 40, Pier Ferdinando Casini è il presidente della commissione bicamerale di inchiesta chiamata ad indagare sui recenti casi di crisi bancaria e sull'efficacia di Bankitalia e Consob come autorità di vigilanza.
I parlamentari hanno poteri analoghi a quelli della magistratura ma il tempo a disposizione è scarso perché la commissione concluderà i lavori con lo scioglimento di Camera e Senato, al più tardi a fine febbraio.
I fronti su cui si incentrerà l'attività di indagine comprendono anche la remunerazione dei manager e la correttezza del collocamento a piccoli risparmiatori di prodotti finanziari ad alto rischio.
La commissione apre i battenti a poche settimane dalla nomina del nuovo governatore di Via Nazionale. Il mandato di Ignazio Visco scade infatti a inizio novembre.
Matteo Renzi, ex premier e segretario del Pd, ha definito un errore essersi affidato a Bankitalia nella gestione dei casi di crisi e Visco potrebbe essere uno dei primi ad essere audito.
Senza contare le garanzie pubbliche, il ministero dell'Economia ha iniettato 10,2 miliardi a copertura del fabbisogno di capitale di Mps (MI:BMPS), Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
Leader di Area popolare e attuale presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, Casini ha avvertito che non sarà complice di chi intende fare della commissione "il palcoscenico di una lunga campagna elettorale". Sul suo sito è ancora reperibile un post del 5 aprile in cui la commissione è definita un "impasto di demagogia e pressappochismo".
Il Movimento 5 stelle alza subito la posta e, per bocca di Alessio Villarosa, chiede di ascoltare anche il presidente della Bce, Mario Draghi, che da governatore di Bankitalia "ha autorizzato Mps ad acquisire Antonveneta senza due diligence", nel 2017.
In realtà spetta all'ufficio di presidenza chiarire fino a che punto si potrà andare a ritroso negli anni.
Un deputato della maggioranza riferisce che sarà convocato anche Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit (MI:CRDI).
Secondo quanto si legge nell'ultimo libro di Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della sera, Ghizzoni avrebbe subito pressioni dal governo Renzi affinché Unicredit acquisisse Banca Etruria, una delle quattro banche poste in risoluzione a fine 2015 al prezzo di perdite per i piccoli risparmiatori che avevano investito in obbligazioni subordinate emesse dagli istituti.
L'allora ministro delle Riforme, "Maria Elena Boschi, chiese a Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all'amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere", ha scritto De Bortoli.
Boschi aveva smentito De Bortoli lo scorso 9 maggio, in un post su Facebook (NASDAQ:FB): "Non ho mai chiesto all'ex AD di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria... Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario".
(Giuseppe Fonte)
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