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Caos su legge elettorale, M5s vuole voto subito, dubbi Pd su governo

Pubblicato 08.06.2017, 20:05
Aggiornato 08.06.2017, 20:10
© Reuters. Un seggio elettorale

di Giuseppe Fonte e Massimiliano Di Giorgio

ROMA (Reuters) - Salta il patto sulla riforma elettorale tra Pd, Forza Italia, Lega e M5s dopo il via libera della Camera, con voto segreto, a un emendamento non previsto nel testo, evento che ha fatto dire al relatore Emanuele Fiano che "la legge elettorale è morta".

Il pentastellato Luigi Di Maio invoca il voto subito, così come la Lega, mentre dal Pd si sollevano dubbi sulla tenuta della maggioranza in parlamento. Cauto invece il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, secondo il quale votare senza una legge elettorale omogenea e adeguata è "difficile".

I mercati sembrano sollevati, con lo spread in calo a 192 punti e la Borsa che ha chiuso a +1,5% circa sulla convinzione che lo stop alla riforma eviti il voto anticipato.

Per verificare se è possibile far rivivere il patto, l'aula ha votato nel pomeriggio il ritorno in commissione del testo di riforma su proposta del Pd, il partito dell'ex premier Matteo Renzi che sostiene il governo di Paolo Gentiloni.

Il rinvio serve a prendere tempo, anche in vista del primo turno delle elezioni amministrative dell'11 giugno che riguardano oltre 1.000 Comuni.

"Ora pensiamo a chiudere le amministrative, dalla prossima decideremo come procedere", ha detto Matteo Richetti, uno degli esponenti più vicini a Renzi, a margine della segreteria di partito.

Questa mattina lo stesso Richetti aveva però spiegato che "se un Parlamento, dopo i richiami del capo dello Stato e della Corte costituzionale, non riesce a fare una legge elettorale, ci vuole un bel coraggio a dire che la legislatura deve continuare".

Luigi Di Maio, considerato il possibile candidato premier del M5s, ha detto che "la legislatura è finita oggi" e bisogna andare a votare "subito".

E il capogruppo Pd Ettore Rosato si è domandato "come possa stare insieme una maggioranza di governo con Mdp che vota contro al 40% delle volte e con Ap, con cui i rapporti non sono più idialliaci".

Democratici e grillini si sono scambiati accuse e insulti in aula, dopo che il voto del M5s, sommato a quello di diversi franchi tiratori di altri partiti che sostenevano l'intesa elettorale, ha fatto passare un emendamento presentato da una deputata di Forza Italia.

L'emendamento modifica le modalità di voto in Trentino Alto- Adige, regione dominata dalla Svp, alleata del Pd.

SI RIAFFACCIA IL CONSULTELLUM

Tranne la Lega, le principali forze politiche escludono la possibilità di un decreto del governo per armonizzare la legge elettorale di Camera e Senato, entrambe risultato dell'intervento della Corte Costituzionale.

Se si votasse oggi, per Montecitorio sarebbe in vigore una legge proporzionale con premio di maggioranza per la lista che superasse il 40%, e soglia di sbarramento al 3%; per Palazzo Madama nessun premio di maggioranza, ma soglie all'8% per le liste coalizzate e al 3% per quelle che corrono da sole.

Una fonte governativa ha detto oggi a Reuters che resta in campo l'ipotesi che Palazzo Chigi vari un decreto solo "tecnico" (per esempio sul modello di scheda adottato) che consenta di votare col Consultellum, ma ha ricordato che "il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non vuole le elezioni se non c'è almeno un sistema armonizzato per il voto dei due rami del Parlamento".

© Reuters. Un seggio elettorale

- Ha collaborato Gavin Jones

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