di Francesca Piscioneri
ROMA (Reuters) - Occhi puntati sulla Corte costituzionale che mercoledì si pronuncerà sulla legittimità dei tre referendum promossi dalla Cgil per abrogare il superamento dell'articolo 18, reintrodurre la responsabilità solidale negli appalti e abolire i voucher.
I quesiti, firmati da oltre 3 milioni di persone, hanno già passato il vaglio formale della Cassazione.
Il governo di Paolo Gentiloni potrebbe quindi dover fronteggiare una nuova battaglia referendaria, dopo quella che ha abbattuto il suo predecessore, Matteo Renzi.
Il Jobs act, insieme con le riforme costituzionali bocciate dal referendum del 4 dicembre, rappresenta il marchio di fabbrica dell'ex premier, leader del Pd, rispetto al quale Gentiloni agisce in continuità.
Il primo quesito propone l'abrogazione del Jobs act nella parte in cui supera l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sostituendo, in caso di licenziamenti senza giusta causa, il diritto al reintegro con un risarcimento economico. La Cgil chiede di estendere il reintegro a tutte le aziende con più di 5 dipendenti, rispetto ai 15 precedentemente previsti.
A chi sostiene che la Consulta non accoglierà il quesito, perché l'ampliamento dei casi di reintegra potrebbe costituire una innovazione nella normativa precedente al Jobs act, la Cgil obietta che non si tratta di innovazione, perché la soglia dei 5 dipendenti è già prevista per le aziende agricole.
NUOVE NORME O ELEZIONI PER SCONGIURARE RISCHIO REFERENDUM
Il secondo referendum prevede l'abrogazione delle norme che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante in caso di violazioni nei confronti del lavoratore.
Con il terzo si chiede la eliminazione dei voucher - i buoni da 10 euro (7,5 euro netti) con cui si pagano le prestazioni di lavoro occasionale - che nel 2015 hanno registrato una crescita del 70%, che sottende un abuso da parte delle aziende.
Il governo ha chiesto alla Consulta di dichiarare inammissibili il quesito sui voucher e quello sull'articolo 18.
Intanto, per disinnescare almeno in parte la mina, Gentiloni ha promesso una modifica "in tempi rapidi" delle misure sui voucher, che farebbe saltare il referendum.
In caso di via libera ai quesiti, le consultazioni potranno svolgersi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. A meno di voto anticipato, nel qual caso il referendum sarà automaticamente sospeso.
A differenza di quello costituzionale, il referendum abrogativo ha bisogno di un quorum pari alla maggioranza degli aventi diritto al voto per essere valido.
Il secondo test per il governo sarà il 24 gennaio quando, sempre la Consulta, si pronuncerà sulla legittimità dell'Italicum, la legge elettorale voluta da Renzi ma destinata a morire prima ancora di essere mai applicata.