MILANO (Reuters) - Nel 2015 e nel 2016, l'ex senatore genovese Maurizio Rossi aveva presentato due diverse interrogazioni parlamentari all'allora ministro dei Trasporti Graziano Delrio in cui parlava anche delle "condizioni di criticità" del viadotto Morandi, crollato tre giorni fa a Genova provocando 38 morti.
"Quando ho scritto all'allora ministro non immaginavo nemmeno lontanamente che il ponte potesse crollare. Ero preoccupato di che cosa sarebbe successo alla situazione del traffico su Genova, se lo avessero chiuso. Nonostante due distinte interrogazioni non ho mai ricevuto alcuna risposta", ha detto Rossi, senatore dal 2013 al 2018, eletto con "Scelta civica" e poi finito nel gruppo misto, contattato al telefono da Reuters.
Le interrogazioni di Rossi hanno preso le mosse dai "continui lavori di manutenzione" sul ponte e dall'esponenziale aumento nei decenni del traffico di mezzi pesanti, "spesso fermi in coda" su quel tratto. "Molti genovesi poi sentivano che il ponte traballava quando lo attraversavano in auto" aggiunge.
L'allora ministro dei Trasporti Graziano Delrio, del Pd, ha respinto le accuse precisando in dichiarazioni ai media che "l'interrogazione del senator Rossi mirava a sottolineare l'importanza della realizzazione della gronda di Genova e la preoccupazione sulla viabilità che i lavori di manutenzione programmata avrebbero avuto" chiedendo che "la speculazione politica" venga messa da parte.
Nel crollo del viadotto Morandi del 14 agosto sono morte almeno 38 persone e si teme che i dispersi possano essere ancora 10 o 20. [nL5N1V734J]
Rossi, nato a Genova 61 anni fa, editore dell'emittente locale 'Primo canale', nel 1967 quando fu costruito il ponte Morandi aveva dieci anni. "Ricordo ancora l'orgoglio con cui si attraversava quel viadotto in auto...si vedeva tutta la città dall'alto", ha raccontato.
Nell'interrogazione del 2015 Rossi -- unico esponente ligure della commissione Trasporti al Palazzo Madama nella scorsa legislatura -- oltre a sottolineare che le tariffe sulle autostrade liguri sono "fra le più elevate del Paese" -- metteva in luce che "sul nodo autostradale di Genova è noto il grave problema del ponte Morandi che attraversa la città e del quale non si conosce la sicurezza nel tempo".
"Risulta pertanto indispensabile procedere con sollecitudine a cantierare il progetto denominato 'gronda di Genova'", aggiungeva.
La cosiddetta 'Gronda di Genova' è il progetto pensato per decongestionare il traffico sul capoluogo ligure e sullo stesso ponte Morandi su cui transitavano ogni giorno auto e camion diretti in centro città, al porto ma anche in Francia.
"Recentemente, il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un'opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura", scriveva Rossi nella seconda interrogazione, quella dell'aprile 2016.
"Se non si predispone immediatamente una nuova strategia stradale di più ampio respiro del capoluogo ligure, i mancati lavori di realizzazione della gronda sommati alla possibile futura chiusura totale o parziale del ponte Morandi determinerebbero inevitabilmente il collasso dell'intero sistema viario genovese", aggiungeva.
Rossi si preoccupava allora di capire cosa sarebbe successo se il ponte Morandi, "viste le attuali condizioni di criticità", venisse chiuso "almeno al traffico pesante, entro pochi anni, gettando la città nel totale caos".
Dopo il crollo della campata centrale del viadotto, la magistratura di Genova ha aperto un'inchiesta mentre il governo sta valutando la revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia, la controllata di Atlantia (MI:ATL) che gestiva quel tratto.
(Sara Rossi)
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