Investing.com – Dall’osservatorio del Cerved Group ci vengono oggi forniti i dettagliati dati, inerenti i fallimenti di imprese in Italia.
Nel primo trimestre del 2013 i fallimenti hanno fatto registrare un'impennata, toccando un nuovo record.
Sono infatti state aperte, in questo periodo, più di 3.500 procedure, il 12,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2012 e questo è, al tempo stesso, il valore più elevato osservato tra gennaio e marzo, sin dal 2001.
È proseguito anche nella prima parte del 2013 l'aumento a ritmi elevati dei fallimenti di società di capitale (+12,6%).
Questa dinamica, in atto ormai da qualche anno anche per effetto della riforma della disciplina fallimentare, è stata accompagnata da forti aumenti anche tra le società di persone (+9,2%) e tra le altre forme giuridiche di impresa (+12,8%), che invece erano in calo nei trimestri precedenti.
La metà delle procedure fallimentari aperte tra l'inizio di gennaio e la fine di marzo ha riguardato aziende che operano nei servizi: si tratta di un aumento consistente, del 14% rispetto allo stesso periodo del 2011.
In crescita anche i fallimenti nell'industria, l'unico comparto in cui il fenomeno era in calo nel 2012: nel primo trimestre del 2013 si contano 639 fallimenti di imprese industriali, il 10,6% in più dell'anno precedente.
Diversamente dalla manifattura, l'edilizia viene invece da una lunga corsa dei fallimenti, che è proseguita anche nel primo trimestre dell'anno: le procedure sono 796, il 6% in più rispetto al dato del 2012.
I primi tre mesi del 2013 hanno segnato una cambio di tendenza dei fallimenti anche dal punto di vista territoriale: il Nord Est, in cui il numero di default era in diminuzione dalla metà del 2011, ha fatto registrare una forte impennata delle procedure, con un incremento di quasi un quarto rispetto al primo trimestre del 2012 (+24%).
L'aumento dei default non risparmia comunque nessuna area del Paese: i fallimenti crescono in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Umbria, Sardegna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Basilicata, Marche, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige.
I fallimenti registrano tassi d’incremento a due cifre nel Nord Ovest (+15,4%), a ritmi leggermente inferiori nel Centro Italia (+9%), e a un tasso più basso (del 3,2%) nel Sud e nelle Isole.
Tra le regioni, nel primo trimestre del 2013 i fallimenti hanno fatto registrare un'impennata in quelle ad alta intensità industriale, come l'Emilia Romagna (+35%), la Lombardia (+24%), la Toscana (+23%), il Veneto (+23%); le procedure sono in aumento con tassi a due cifre anche in Campania (+18%), Sicilia (+18%), Lazio (+11%) e Trentino Alto Adige (+11%).
Le uniche regioni in cui i fallimenti diminuiscono sono la Liguria (-29%), l'Umbria (-36%) e la Valle d'Aosta (-40%).
Nel primo trimestre del 2013 i fallimenti hanno fatto registrare un'impennata, toccando un nuovo record.
Sono infatti state aperte, in questo periodo, più di 3.500 procedure, il 12,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2012 e questo è, al tempo stesso, il valore più elevato osservato tra gennaio e marzo, sin dal 2001.
È proseguito anche nella prima parte del 2013 l'aumento a ritmi elevati dei fallimenti di società di capitale (+12,6%).
Questa dinamica, in atto ormai da qualche anno anche per effetto della riforma della disciplina fallimentare, è stata accompagnata da forti aumenti anche tra le società di persone (+9,2%) e tra le altre forme giuridiche di impresa (+12,8%), che invece erano in calo nei trimestri precedenti.
La metà delle procedure fallimentari aperte tra l'inizio di gennaio e la fine di marzo ha riguardato aziende che operano nei servizi: si tratta di un aumento consistente, del 14% rispetto allo stesso periodo del 2011.
In crescita anche i fallimenti nell'industria, l'unico comparto in cui il fenomeno era in calo nel 2012: nel primo trimestre del 2013 si contano 639 fallimenti di imprese industriali, il 10,6% in più dell'anno precedente.
Diversamente dalla manifattura, l'edilizia viene invece da una lunga corsa dei fallimenti, che è proseguita anche nel primo trimestre dell'anno: le procedure sono 796, il 6% in più rispetto al dato del 2012.
I primi tre mesi del 2013 hanno segnato una cambio di tendenza dei fallimenti anche dal punto di vista territoriale: il Nord Est, in cui il numero di default era in diminuzione dalla metà del 2011, ha fatto registrare una forte impennata delle procedure, con un incremento di quasi un quarto rispetto al primo trimestre del 2012 (+24%).
L'aumento dei default non risparmia comunque nessuna area del Paese: i fallimenti crescono in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Umbria, Sardegna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Basilicata, Marche, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige.
I fallimenti registrano tassi d’incremento a due cifre nel Nord Ovest (+15,4%), a ritmi leggermente inferiori nel Centro Italia (+9%), e a un tasso più basso (del 3,2%) nel Sud e nelle Isole.
Tra le regioni, nel primo trimestre del 2013 i fallimenti hanno fatto registrare un'impennata in quelle ad alta intensità industriale, come l'Emilia Romagna (+35%), la Lombardia (+24%), la Toscana (+23%), il Veneto (+23%); le procedure sono in aumento con tassi a due cifre anche in Campania (+18%), Sicilia (+18%), Lazio (+11%) e Trentino Alto Adige (+11%).
Le uniche regioni in cui i fallimenti diminuiscono sono la Liguria (-29%), l'Umbria (-36%) e la Valle d'Aosta (-40%).