Investing.com - Il prezzo del greggio schizza ad un nuovo massimo di due mesi questo lunedì, tra le crescenti aspettative che il crollo che dura ormai da 20 mesi stia giungendo alla conclusione.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a maggio ha toccato il massimo intraday di 39,50 dollari, un livello che non si registrava dal 4 gennaio, prima di attestarsi a 39,31 dollari, con un balzo di 59 centesimi, o dell’1,52%, alle 14:40 GMT, o alle 9:40 ET.
Venerdì, i futures del Brent scambiati sulla borsa di Londra hanno segnato un’impennata di 1,65 dollari, o del 4,45%. Il riferimento internazionale ha registrato un balzo di 3,62 dollari, o del 10,31% la scorsa settimana, tra le speranze che i principali produttori possano discutere di un eventuale congelamento della produzione.
I futures del Brent hanno segnato un’impennata di circa il 25% dopo essere crollati sotto i 30 dollari al barile l’11 febbraio. Le posizioni corte sono aumentate a metà febbraio quando Arabia Saudita, Qatar e Venezuela, membri dell’OPEC, hanno deciso insieme alla Russia - che non fa parte dell’organizzazione - di congelare la produzione ai livelli di gennaio, a patto che gli altri esportatori facciano altrettanto.
Questo mese è previsto un vertice per discutere i dettagli della proposta.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna ad aprile schizza di 64 centesimi, o dell’1,78%, a 36,56 dollari al barile, dopo aver segnato il massimo della seduta di 36,72 dollari, il massimo dal 5 gennaio.
Venerdì, i futures del greggio scambiati sulla borsa di New York hanno segnato un’impennata di 1,35 dollari, o del 3,91%, tra i segnali che la produzione di petrolio di scisto USA sta diminuendo.
Secondo quanto dichiarato venerdì dall’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes, il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è sceso di otto unità la scorsa settimana a 392, l’undicesimo calo settimanale consecutivo e il minimo dal 2009.
Rispetto al massimo di 1.609 unità registrato nell’ottobre del 2014, il numero degli impianti di trivellazione si è ridotto di circa il 69%. La riduzione del numero degli impianti di trivellazione USA è rialzista per il greggio in quanto fa presagire un calo della produzione in futuro.
La scorsa settimana il prezzo del greggio USA schizzato di 3,20 dollari, o del 9,58%, il terzo aumento settimanale consecutivo. Dopo essere crollati al minimo di 13 anni di 26,05 dollari l’11 febbraio, il prezzo del Nymex ha poi subito un’impennata di circa il 30% grazie alla riduzione della produzione di petrolio di scisto che ha incoraggiato il sentimento.
La produzione globale di greggio risulta di gran lunga superiore alla domanda a causa dell’impennata della produzione del petrolio di scisto negli Stati Uniti e dopo la decisione dello scorso anno dell’OPEC di non tagliare la produzione per difendere la partecipazione sul mercato, facendo crollare il prezzo di oltre il 70% negli ultimi 20 mesi.
Intanto, lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli West Texas Intermediate è di 2,75 dollari, rispetto ai 2,80 dollari segnati alla chiusura di venerdì.
Questa settimana, i traders del greggio seguiranno con particolare attenzione i dati sulle scorte USA previsti per domani e mercoledì per avere maggiori indicazioni sulla possibilità di un calo della produzione statunitense, tra i crescenti timori per l’eccesso delle scorte nazionali.
I riflettori saranno puntati inoltre sugli sviluppi legati al possibile accordo per la limitazione della produzione tra i produttori dell’OPEC e quelli che non fanno parte dell’organizzazione.