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Matteo Renzi sulla cresta dell'onda

Pubblicato 07.07.2014, 14:01
Aggiornato 07.07.2014, 15:10
Hugo Dixon: Matteo Renzi sulla cresta dell'onda

Hugo Dixon è Editor-at-large, Reuters News. Le opinioni riportate sono espresse a titolo personale

LONDRA (Reuters Breakingviews) - Matteo Renzi è sulla cresta dell'onda. Il presidente del Consiglio italiano è un brillante uomo politico. Il suo dinamismo, legato anche alla sua giovane età, gli ha consentito di guadagnare tempo con i suoi sostenitori, i mercati e l'Unione europea per realizzare l'immenso lavoro di riformare l'Italia. Ma Renzi deve ancora dimostrare la sua capacità di poterlo fare. E ha bisogno di farlo perché anche il suo tempo scadrà.

Renzi ha fatto bene nei primi quattro mesi di governo dopo aver fatto uscire di scena Enrico Letta. La schiacciante vittoria alle elezioni Europee gli dà quella legittimità che gli mancava per la sua ascesa non molto limpida.

Si trova nella impressionante posizione di dominare non solo la sinistra italiana, dalla quale proviene, ma anche il centro e sa piacere anche a destra. Quest'ultima è allo sbando dopo la fine della carriera di Silvio Berlusconi. Renzi è riuscito a dare si sé l'immagine di un outsider nonostante sia il presidente del Consiglio, annacquando anche i consensi del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. L'idea che si ricava è che Renzi resterà in sella per tre anni e forse anche di più.

Il suo fascino ha colpito anche l'Europa: è riuscito contemporaneamente a intessere buone relazioni con i conservatori tedeschi di Angela Merkel e a essere considerato un punto di riferimento per la sinistra europea. E' riuscito a portare a casa al vertice Ue di giugno un accordo che conceda ai Paesi europei maggiore flessibilità nelle regole di bilancio.

Questa nuova liaison a livello europeo è sintetizzata da un neologismo: Merkenzi. Un paio di anni fa, quando a guidare la Francia era Nicolas Sarkozy, si parlava di Merkozy ma la reputazione di François Hollande oggi è talmente debole che nessuno si sognerebbe di parlare di Merkollande.

L'Italia, dove ho trascorso parte della scorsa settimana, ha assunto la presidenza dell'Unione per sei mesi a partire dal 1° luglio. Renzi dunque ha un ruolo cruciale nella fase in cui l'Europa fisserà le sue priorità per i prossimi cinque anni e sarà scelta la squadra che lavorerà a fianco di Jean-Claude Juncker, indicato come nuovo presidente della Commissione europea.

Renzi sta portando avanti alcune delle istanze di destra come l'avanzamento nel sistema unico dei servizi e le trattative per il libero scambio con gli Usa, ma sta anche lavorando per la introduzione degli euro bond, argomento che vede assolutamente contraria la Germania, dunque sta sprecando fiato.

La decisione del premier italiano di spingere il ministro degli Esteri Federica Mogherini come nuovo alto commissario della politica estera Ue potrebbe essere fuorviante. Anche se la Mogherini probabilmente sosterrebbe al meglio quel ruolo, è più importante per l'Italia ottenere un posto cruciale nell'economia che consenta di lavorare per la creazione di posti di lavoro e la crescita in Europa.

Si tratta dei due punti deboli dell'economia italiana. Il Pil cresce appena e la disoccupazione, al contrario, continua a salire con un tasso di giovani senza lavoro al 43%. Tra coloro che hanno un impiego, molti sono sottoutilizzati e ricevono salari che non consentono di superare la soglia della povertà.

La soluzione ottimale non esiste. Parte della risposta deve arrivare dalla Bce: deve spingere in alto l'inflazione della zona euro, al palo o sotto lo 0,5%, al target del 2% e allo stesso tempo deve consentire un indebolimento dell'euro, consentendo ai Paesi esportatori, come l'Italia, di beneficiarne.

Renzi deve cambiare tante cose anche in casa. In cima alla lista c'è probabilmente la giustizia civile. Uno dei principali deterrenti per gli investitori stranieri è la mancanza di rispetto delle regole in Italia e la difficoltà ad essere risarciti. Senza contare l'evasine fiscale, il mercato del lavoro ancora troppo rigido, una burocrazia pletorica e un sistema politico che rende difficile a chiunque governare. Se tutto questo non cambierà, l'Italia non sarà in grado di risollevarsi dopo vent'anni di depressione.

A essere onesti, Renzi ha in agenda tutti questi problemi e dà l'idea di essere capace di cambiare il sistema politico, anche grazie all'accordo con Berlusconi. Per qualcuno si tratta del patto con il diavolo che in qualche modo getta un'ombra sul messaggio generale del nuovo premier essendo Berlusconi un pregiudicato condannato per frode fiscale; Renzi tuttavia non sembra giustificare il suo comportamento, è mosso solo dalla realpolitik.

Un problema più serio è che Renzi è sotto pressione. Gli industriali si lamentano che non abbia una squadra abbastanza forte per realizzare le sue idee e che le idee in sé non siano esposte in maniera dettagliata.

Un'altra preoccupazione è che Renzi possa convincersi di stare facendo così bene da compiacersi. Non gode solo del sostegno degli elettori: i titoli di Stato e il mercato azionario hanno avuto buoni risultati dal suo insediamento a Palazzo Chigi. Ma quello che davvero crea i posti di lavoro sono gli investimenti industriali, non quelli finanziari.

Inoltre, è noto che gli investitori finanziari sono capricciosi. Le quotazioni di Renzi sono ora in crescita, protette dalla copertura della Bce nei confronti dei Paesi periferici della zona euro. Ma il debito italiano è visto dalla Commissione Ue raggiungere il 135% del Pil quest'anno. Se dovesse salire ancora o esserci qualche shock esterno, il Paese potrebbe tornare in crisi.

Renzi deve avere ben presente questo rischio e prendere appropriati provvedimenti. Ciò significa lanciare un più ambizioso piano di privatizzazioni per tagliare il debito e prendere così tempo con gli investitori se i mercati dovessero vacillare. Ciò significa anche costruire un più forte gruppo dirigente attorno a sé. Soprattutto significa restare un giovane che ha fretta.

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