ROMA (Reuters) - Dopo una settimana di riunioni, oggi la tregua nel Pd sulla riforma costituzionale è saltata e la minoranza ha lasciato il tavolo che doveva servire a trovare un'intesa prima della prossima votazione a Palazzo Madama sul testo.
Intanto, sempre oggi, la commissione Affari costituzionali del Senato ha cominciato a discutere dei criteri di ammissibilità degli oltre 500.000 emendamenti che pesano sul testo (in grandissima parte presentati dalla Lega Nord).
"Le risposte che mancavano erano politiche e non solo tecniche", ha detto a Reuters Doris Lo Moro, capogruppo del Pd in commissione e firmataria degli emendamenti di minoranza, spiegando la decisione di abbandonare la riunione, a cui partecipava anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.
"Se la risposta è sempre quella che non si può toccare l'articolo 2, allora è inutile discutere", ha detto Federico Fornaro, uno dei 28 firmatari degli emendamenti "critici".
L'articolo 2 della legge costituzionale è quello che riguarda la nomina dei "nuovi" senatori da parte dei consigli regionali, mentre la minoranza Pd e le opposizioni vorrebbero che i membri di Palazzo Madama venissero invece eletti direttamente dai cittadini. Una possibile mediazione, sostenuta anche dal sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti, è quella del considdetto listino, cioè l'indicazione dei nomi dei candidati senatori direttamente sulla scheda per l'elezione dei consigli regionali.
Fornaro ha detto che la decisione di abbandonare la discussione è stata "presa dopo attenta valutazione", e che ora tocca alla maggioranza del Pd fare proposte.
I punti di scontro dentro il partito restano gli stessi: a parte la questione dell'eleggibilità, c'è il nodo delle funzioni attribuite al Senato (che il passaggio della legge alla Camera nel marzo scorso ha ulteriormente ridotto), quello della nuova Corte Costituzionale e quello del federalismo.
La questione principale però resta al momento l'ammissibilità degli emendamenti, in particolare quelli all'articolo 2. La presidente Pd della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro è contraria, ma l'ultima parola spetta al presidente del Senato Pietro Grasso, che potrebbe accettarli nel dibattito in aula, facendo correre qualche rischio alla maggioranza guidata dal premier Matteo Renzi.
(Massimiliano Di Giorgio)