ANKARA (Reuters) - Il ritorno della Turchia a un governo monocolore dopo la vittoria schiacciante di ieri del partito Ak di Tayyp Erdogan potrebbe aprire la strada alle riforme strutturali necessarie al Paese, ma molto dipenderà dalla composizione del nuovo esecutivo.
Il Paese non dovrebbe infatti tornare al voto fino al 2019.
"La priorità dovrebbe essere quella di ridisegnare la politica industriale e la struttura della produzione per sviluppare un export a maggior valore aggiunto", ha detto Umit Ozlale, professore di economia alla Ozyegin University di Istanbul.
"Cruciali sono anche la disciplina fiscale e l'indipendenza della banca centrale", ha aggiunto.
Il voto di ieri ha regalato all'Akp la maggioranza che aveva perso alle elezioni di giugno grazie a circa il 50% delle preferenze che consentono ad Erdogan di avere 317 seggi su 550 in Parlamento, ma 13 in meno di quelli necessari per cambiare la costituzione senza referendum, e instaurare quel presidenzialismo che gli darebbe pieni poteri esecutivi.
Il partito filo-curdo Hdp, dopo l'exploit di giugno, per un soffio ha raggiunto la soglia di sbarramento del 10% necessaria per entrare in Parlamento riducendo la sua presenza a 59 seggi.
"La volontà nazionale si è manifestata il primo novembre a favore della stabilità", ha commentato il presidente.
Il momento è cruciale con gli Stati Uniti dipendenti dalle basi aeree turche nella battaglia contro Stato islamico e l'Unione europea che ha bisogno del sostegno di Ankara per gestire la crisi dei migranti.
La vittoria di Erdogan, a due settimane dal G20 di Antalya poi, costringe l'Occidente a confrontarsi con un leader che già conosce, non sempre disponibile a collaborare.
I mercati hanno reagito con euforia all'esito elettorale, con la lira ai massimi giornalieri in sette anni e la borsa a +5%. Alcuni analisti temono però che l'entusiasmo possa durare poco se Erdogan punterà su un taglio dei tassi di interesse piuttosto che su un aumento dell'inflazione.
Il risultato ha lasciato sotto choc circa la metà della popolazione che non ha votato per l'Akp (l'affluenze è stata bel oltre l'80%) e che ora teme un ulteriore irrigidimento del conflitto con il partito dei lavoratori curdi del Pkk.
(Asli Kandemir e Orhan Coskun)
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