ROMA (Reuters) - La Banca d'Italia avvertì la Consob a fine 2013 che Veneto Banca aveva fissato il prezzo delle azioni da collocare ai soci con valori alti e incoerenti rispetto al contesto di crisi e al bilancio in perdita chiuso l'anno prima.
Il capo della vigilanza di Via Nazionale, Carmelo Barbagallo, ritiene che queste informazioni sarebbero state sufficienti perché Consob potesse essere allertata, contrariamente a quando sostenuto poco prima dalla Consob davanti alla stessa commissione d'inchiesta sul sistema bancario.
Barbagallo, come prima il direttore generale della Consob Angelo Apponi, sono ascoltati nella formula della testimonianza sotto giuramento dalla Commissione che ha poteri analoghi alla magistratura.
"Esiste un luogo deputato per lo scambio di informazioni che è il comitato tecnico e in quell’ambito avrebbero potuto chiedere se quelle valutazioni richiedevano una attività successiva. Se non avevano i mezzi avremmo usato i nostri. Se a Consob servivano altre informazioni potevano chiederle nel comitato tecnico", ha detto Barbagallo.
Il dirigente cita in particolare una lettera inviata alla Consob il 25 novembre 2013 in cui Bankitalia sottolinea criticamente la prassi della banca veneta di prezzare le azioni ad un valore "costantemente crescente" e "incoerente con il contesto economico attuale, cioè c’è la crisi, e con l’esercizio precedente chiuso in perdita".
Secondo Barbagallo, l'informativa era "più che sufficiente a far scattare un warning" della Consob.
Barbagallo ha spiegato che non esiste un protocollo che regoli lo scambio di informazioni tra Bankitalia e Consob sui titoli di capitale e quindi non ci sono obblighi. Per il capo della vigilanza di Bankitalia la questione delle procedure di formazione del valore del prezzo delle banche venete è una questione di cui si deve occupare Bankitalia.
(Giuseppe Fonte) (Stefano Bernabei)