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2 stime sul mercato del greggio indicano variabili di prezzo da seguire

Pubblicato 09.09.2021, 15:05
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 9 settembre 2021

Nelle ultime due settimane, sono state pubblicate due diverse stime sul mercato del greggio.

La prima, dell’OPEC, presenta un quadro cauto sulla situazione di scorte e domanda per il 2022. La seconda, di Morgan Stanley (NYSE:MS), offre una visione più positiva della domanda globale insieme a delle scorte limitate, ma si basa su ipotesi discutibili.

Oil Weekly TTM

Grafico settimanale greggio sui 12 mesi precedenti (TTM)

Di seguito analizzeremo entrambe le stime e vedremo gli aspetti che i trader dovrebbero considerare circa le implicazioni per i prezzi del greggio.

1. OPEC: scenario cauto su domanda e scorte

L’OPEC+ si è incontrata in modalità virtuale la scorsa settimana e, dopo meno di un’ora di discussione, ha deciso di confermare il piano che prevede l’aumento di 400.000 barili al giorno di produzione petrolifera ad ottobre. A luglio, il gruppo aveva trovato un accordo su un piano a lungo termine in base al quale la produzione sarà aumentata di 400.000 barili al giorno ogni mese fino al settembre 2022.

Tuttavia, dal momento che il gruppo intende anche continuare ad incontrarsi ogni mese, valuterà le condizioni dei mercati e potrebbe decidere di cambiare i piani in base alle condizioni contingenti o a nuove previsioni.

Durante il vertice di settembre, i ministri dell’OPEC+ hanno considerato le nuove previsioni sul mercato del greggio. La previsione per il 2021 non è stata resa pubblica ma, secondo alcune fonti interne, sembrerebbe che le scorte di greggio commerciale dell’OCSE (il gruppo di paesi economicamente sviluppati) resteranno al di sotto della media 2015-2019 fino al maggio 2022.

Tuttavia, da quel momento in poi, le scorte OCSE dovrebbero aumentare e potrebbero raggiungere livelli di picco entro la fine del 2022. Questa stima prevede che la domanda di greggio globale torni ai livelli pre-pandemia di circa 100 milioni di barili al giorno.

L’OPEC ha presentato anche un secondo scenario, secondo il quale la domanda di greggio globale non tornerà ai livelli pre-pandemia nel 2022 ma resterà inferiore di 2 milioni di barili al giorno. In questo scenario, le scorte di greggio commerciale dovrebbero salire ancora di più e raggiungerebbero molto prima il picco.

La morale per i trader è che, se la domanda non dovesse raggiungere i livelli pre-pandemia per qualunque motivo (impennata del coronavirus, inflazione, recessioni economiche) e l’OPEC+ dovesse continuare ad aumentare la produzione come previsto, potremmo assistere ad un forte aumento delle scorte di greggio commerciali nel 2022.

Ciò farebbe inoltre scendere i prezzi del greggio. L’OPEC+ potrebbe apportare degli aggiustamenti e ridurre gli aumenti delle scorte ma, come abbiamo visto in passato, il gruppo è soggetto a scontri interni e potrebbe aumentare la produzione a prescindere dai segnali della domanda globale.

2. Morgan Stanley: scenario ottimistico sulla domanda con scorte minori

Contrariamente all’OPEC+, Morgan Stanley di recente ha pubblicato una stima molto ottimistica sulle condizioni di mercato previste. La banca è molto meno preoccupata di un aumento delle scorte nel 2022. La sua analisi asserisce che le società di esplorazione e produzione (E&P) negli Stati Uniti continueranno ad esercitare una “disciplina del capitale” e non aumenteranno la produzione.

Gli analisti credono inoltre che l’OPEC+ modificherà i suoi piani di produzione per impedire che le scorte di greggio commerciali salgano troppo. Basandosi sull’analisi della divisione Biotech di Morgan Stanley, gli analisti del greggio sono dell’idea che l’attuale ondata di contagi da coronavirus, che attribuiscono alla variante Delta, si ridurrà a settembre e che la domanda di benzina USA aumenterà.

Gli analisti di Morgan Stanley credono anche che la domanda in Cina farà altrettanto. Di conseguenza, non vedono perché la domanda petrolifera non possa tornare ai livelli pre-pandemia.

Quest’analisi si fonda su molte ipotesi, ciascuna delle quali dovrà realizzarsi come previsto affinché la domanda cresca e le scorte non la superino. I trader dovrebbero fare attenzione a basarsi su una previsione che dipende da così tante ipotesi che potrebbero benissimo non realizzarsi.

Ad esempio, l’OPEC+ potrebbe ritrovarsi nella situazione in cui alcuni membri vorranno ridurre gli aumenti delle scorte (ad esempio l’Arabia Saudita) ed altri no (come EAU ed Iraq). E questo potrebbe portare ad un’impasse simile a quello a cui abbiamo assistito quest’estate.

Negli Stati Uniti, le compagnie petrolifere non si stanno espandendo come un tempo, ma la produzione sta aumentando. Alla fine di agosto, la produzione era salita ad 11,5 milioni di barili al giorno. Si tratta di un aumento di 500.000 barili al giorno da inizio giugno.

Con il governo Biden che allenta la moratoria sui contratti di affitto per trivellazione su terre federali, è possibile che più compagnie E&P saranno interessate alla trivellazione.

Per quanto riguarda il coronavirus, le stime di Morgan Stanley sembrano particolarmente sospette, soprattutto rispetto alla domanda di benzina. Sì, l’ondata di coronavirus nel sud degli Stati Uniti sembra in riduzione, ma non è chiaro perché Morgan Stanley creda che la parte nordorientale ed il Midwest non vedranno una simile impennata in autunno e in inverno (come successo lo scorso anno, dopo l’impennata estiva nel sud).

Secondo GasBuddy, Florida e Texas non hanno registrato un considerevole calo della domanda durante l’impennata di coronavirus quest’estate. Tuttavia, le regioni nordorientali degli Stati Uniti potrebbero più probabilmente vedere un intervento da parte di governo e imprese per la chiusura o la limitazione dei movimenti nel caso di un’ondata locale di contagi.

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