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Abbiamo visto il picco dell’IPC USA, ma non il picco delle pressioni inflazionarie

Pubblicato 16.05.2022, 17:12
Aggiornato 22.02.2024, 15:00

Il report sull’indice IPC della scorsa settimana indica (come previsto) che l’indice del report precedente pari all’8,5% è stato probabilmente il “picco” per questo ciclo. Ma ciò non significa che i prezzi scenderanno. L’indice IPC al picco significa che il tasso degli aumenti rallenterà ma, se state aspettando che i prezzi delle auto nuove scendano, sarà una lunga attesa.

A proposito di auto … Vi ricordate come l’impennata dei prezzi delle auto usate fosse dovuta a disastri unici, all’incapacità di comprare auto nuove, alla carenza di approvvigionamenti per le flotte dei noleggi nel 2021, eccetera, al punto che in alcuni casi le auto usate costavano quanto quelle nuove? E vi ricordate che sentivamo dire quanto fosse ridicolo, e che quindi i prezzi delle auto usate sarebbero scesi una volta risolti i “problemi di approvvigionamento”?

Indovinate un po’. Questa incongruenza si sta risolvendo, ma con un aumento dei prezzi delle auto nuove, non con un calo dei prezzi di quelle usate. Il che, in realtà, è quello che ci si sarebbe dovuto aspettare notando che la quantità di denaro in circolazione è il 40% superiore adesso rispetto alla fine del 2019, quindi tutti i prezzi dovrebbero essere più alti di circa il 40% a parità di condizioni.

New And Used Car CPI

Fonte: Bureau of Labor Statistics

Questa settimana arriverà una pioggia di dati sul settore immobiliare. Anche i prezzi delle case sono schizzati dopo il COVID; e anche i prezzi delle case dovrebbero smettere di salire così tanto e magari scendere, grazie all’aumento dei tassi dei mutui.

L’aumento dei tassi dei mutui sta avendo un impatto sul numero di coloro che comprano casa per la prima volta e degli acquirenti speculativi. Ma si tratta degli acquirenti più sensibili ai prezzi. Mi aspetto che vedremo scendere i volumi delle vendite di case. Ma, anche se i prezzi delle case smetteranno di salire del 20% all’anno, continua ad esserci una carenza di abitazioni e le persone che ancora le comprano sono quelle meno elastiche al prezzo. Consideriamo soprattutto la variazione annua del prezzo medio delle vendite di case esistenti. Da qualche anno non è meno del 12,6%, attestandosi l’ultima volta al 15%. Dovrebbe decelerare, ma solo lentamente.

Facciamo un passo indietro …

Parte del motivo per cui la gente parla entusiasta del “picco dell’IPC” è che consente a chi fa le previsioni di cominciare a focalizzarsi su quanto velocemente l’inflazione scenderà all’obiettivo della Fed. E gli esperti sono felici di stimare questa decelerazione: qualcuno dice persino che il tasso di inflazione negli ultimi tre mesi del 2022 potrebbe arrivare proprio all’obiettivo della Fed, vicino al 2%.

Mi intriga il fanatismo per questo 2%. In qualche modo, il fatto che la Fed voglia un’inflazione al 2% si è trasformato nell’idea che il 2% sia l’equilibrio naturale a cui tende tutta l’inflazione (in assenza di problemi di approvvigionamento, o della scusa di turno). Non mi è proprio chiaro perché debba essere così; certo, è da molto tempo che la politica monetaria viene gestita in modo da produrre questo ritorno alla media. Ma, anche se una volta era così, non riesco a pensare ad una buona ragione per cui debba esserlo anche stavolta, così all’improvviso. È forse comodo da un punto di vista retorico?

I compensi stanno salendo al 6% e sembrano continuare ad accelerare insieme alle pressioni inflazionarie soggiacenti (rappresentate qui dall’indice IPC medio). Non sembra un sistema che corre troppo. Sembra un sistema molto regolare, in cui le pressioni inflazionarie vengono trasmesse ai compensi e probabilmente anche viceversa.

Wage Growth

Fonte: Fed di Atlanta 

Inoltre, per quanto l’indice IPC generale e core abbiano raggiunto il picco (ma non i prezzi!), non nutro la stessa fiducia che sia vero lo stesso di misure migliori delle pressioni sui prezzi, come la media dell’indice IPC. Sta ancora salendo, sia che si considerino gli ultimi 3 mesi, che i 6 o i 12.

Median CPI

Fonte: Fed di Cleveland

E non ci sono segni che le pressioni inflazionarie nel paniere IPC abbiano smesso di aumentare. Ecco un grafico che mostra la proporzione del paniere dei consumi in cui la variazione percentuale su base annua è più veloce rispettivamente del 4%, 7% e 10%. Un quarto del paniere dei consumi si sta gonfiando più velocemente del 10% all’anno, compresi elementi come farina, riso e pasta, praticamente ogni tipo di carne, cibo per bambini, propano, elettrodomestici, strumenti, abiti da uomo, auto (nuove, usate o a noleggio), e tanto altro!

Proportion Of CPI Accelerating Faster

Fonte: Enduring Investments

Quindi, anche se abbiamo superato “il picco dell’IPC”, non so se abbiamo superato il picco delle pressioni inflazionarie. Le previsioni di arrivare al 2-3% entro fine anno mi sembrano una pia illusione.

Ultimi commenti

Finché doveva essere rieletto ha fatto la colomba, ha parlato di inflazione transitoria quando era passata in pochi mesi dal 1 al 6% e tutti vedevano la situazione reale. Doveva iniziare il rialzo tassi 0.25 ad ottobre, avrebbe raffreddato il mercato ma l'atterraggio sarebbe stato più morbido. Invece una volta rieletto ha iniziato a fare il falco, il pessimista, ma comunque ha tenuto i tassi fermi ancora fino a marzo. Powell andrebbe incriminato invece che rieletto.
beh, certamente è stato disastroso, ma conosco molto bene il modus operandi degli USA, e credo siano nel giusto nell'averlo riconfermato. Un cambio di timoniere con questi presupposti avrebbe creato ancor maggiori incognite al mercato. Almeno di questo ormai si conosce tutto, si spera che altre fregnacciate non ne faccia. Certo che ha persa molta credibilità
Le banche centrali hanno completamente errato l'approccio. Con il suo concetto di inflazione transitoria (come sia possibile considerare transitoria un'inflazione di oltre il 6% dovuta a criticità sull'offerta, un giorno Powell ce lo dovrà spiegare) credevano di poter pilotare le aspettative dei mercati in forward guidance (una delle misure di politica monetaria non convenzionale). Come ammesso dallo stesso Powell, hanno errato miseramente, creando per altro sfiducia nel mercato verso l'istituzione stessa. Credo che nessun economista possa credere ancora che la FED riesca a portare l'inflazione nel range 2%/3% per fine anno. Secondo i miei calcoli con questo tendenziale ci vorrebbe un tasso del 5% ceteris paribus. In un ottica dinamica di forward guidance sulle aspettative, al mercato potrebbe bastare anche un rialzo dello 0,50pbs nelle prossime 4 occasioni portando i tassi in range 2,75%/3%. Ma il sistema economico già in piena criticità di offerta, reggerebbe quel tasso?
io non credo assolutamente che l'indice IPC abbia raggiunto il picco. I giochini statistici nell'impacchettare quelle percentuali li conosco molto bene, e mentire con la statistica è un esercizio nel quale mi sono dilettato io stesso. Il problema a mio avviso è l'intensità degli aumenti, l'eterogeneità, e l'imprevedibilità nella durata. Come giustamente messo in rilievo gli aumenti ci sono stati praticamente su tutti i componenti produttivi, nessuno escluso, con rincari anche del 100% in pochi mesi, e ad oggi non se ne conosce il tempo di pressione sull'offerta. L'inflazione è un fenomeno monetario autocorrelato in ragione esponenziale, e se questo non viene disinnescato entro un anno, si propaga su tutta la filiera produttiva. Negli USA vista la dinamicità dell'economia certamente la velocità sarà maggiore, ma ricordate sempre che i contratti si rinnovano con cadenza triennale, e già molti rinnovi hanno scontato quell'inflazione: "autocorrelato in ragione esponenziale" appunto.
concordo sull'analisi del fenomeno inflattivo. Il 2% non è una percentuale pensata a caso, visto che è il target di ogni banca centrale che si basa sul sistema inflation targeting, ed anche per la Fed per quanto quest'ultima conduca una politica monetaria duale, e formalmente non ha mai espresso un target inflattivo. Il 2% viene da innumerevoli modelli econometrici, ed è quell'equilibrio che riesce a dare benzina all'economia preservando un equilibrio di lunga durata: il problema è il concetto di media. Spostandoci ampiamente da quel 2% si hanno grossi problemi di gestione della politica monetaria tanto che le misure convenzionali non sono più sufficienti, e difatti negli ultimi anni per fronteggiare la deflazione ci siamo inventati misure di politica monetaria anticonvenzionali. Ma attenzione, quelle misure sono state testate per la deflazione, nessuno può garantire la medesima efficacia in caso di inflazione, soprattutto in uscita da un QE sanguinoso. La situazione è critica
Affermare che: "la quantità di denaro in circolazione è il 40% superiore adesso rispetto alla fine del 2019, quindi tutti i prezzi dovrebbero essere più alti di circa il 40% a parità di condizioni" è un approccio tipicamente monetarista, ampiamente smentita in seno allo stesso approccio analitico da Knut Wicksell, successivamente da Keynes, e dalla NEK (New Economic Keynesian); tra la domanda e l'offerta del caro buon vecchio Say, c'è un mondo finanziario chiamato economia monetaria: la nostra è tipicamente un'economica intrinsecamente monetaria. Corretto evidenziare i prezzi dell'immobiliare tornati sui livelli pre 2007, anche se a differenza di allora, oggi non può dirsi bolla speculativa, visto che i prezzi delle materie prime sono realmente aumentati rispetto al 2007 dove i prezzi di costruzione erano addirittura scesi: ma l'aumento dei tassi d'interesse certamente determinerà meno liquidità per l'asset immobiliare con evidenti ricadute, e qui torna in auge il ruolo di collateral
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