Il greggio cerca fattori diversi da Aramco; supporto dell’oro a 1.500 dollari?

Pubblicato 04.11.2019, 16:52
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

La storia più discussa sui mercati petroliferi questa settimana potrebbe non fare molto per il prezzo del greggio.

La vendita delle azioni di Saudi Aramco, in arrivo dopo un’attesa di quattro anni, monopolizza tutte le notizie sugli energetici da quando ha ricevuto il via libera, ieri.

Tuttavia, i trader del greggio potrebbero distogliere lo sguardo dall’enorme IPO del regno e rivolgerlo invece al lontano Oriente per avere indicazioni sulla direzione dei prezzi.

Riflettori sulla Cina, non su Aramco

WTI 60-Min Chart

Grafici forniti da TradingView

La Cina potrebbe nuovamente determinare i movimenti sui mercati del greggio questa settimana, dopo l’impennata di venerdì di oltre il 3% sia del West Texas Intermediate che del Brent.

L’impennata di venerdì è stata innescata dalla dichiarazione di Pechino di aver raggiunto un’intesa con la Casa Bianca sulle questioni chiave al centro del loro scontro commerciale.

Tuttavia, questi rialzi potrebbero essere insostenibili se non dovessero esserci sviluppi positivi questa settimana sui negoziati USA-Cina.

Quello che il vice Premier cinese Liu He, il Rappresentante per il Commercio USA Robert Lighthizer ed il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin hanno raggiunto nella loro telefonata della scorsa settimana è ben lontano da un accordo commerciale.

Numerosi motivi per continuare ad avere poca fiducia nelle trattative commerciali

In effetti, il Ministero per il Commercio cinese, nella sua dichiarazione, ha reso noto che sono necessarie altre trattative.

La storia del tira e molla nelle trattative tra le due parti è più che sufficiente a giustificare la carenza di fiducia degli investitori nei negoziati.

Taoran Notes, un blog affiliato al quotidiano nazionale cinese Economic Daily, sabato ha scritto che “per la Cina, l’eliminazione dei dazi addizionali è una questione chiave che non è cambiata e che non cambierà neanche se ci dovesse essere un accordo di fase uno, questa questione chiave dovrebbe essere considerata”.

Il report positivo sull’occupazione USA potrebbe essere un “evento straordinario”

Un altro fattore che ha alimentato l’impennata del greggio della scorsa settimana è stato il report sull’occupazione USA di ottobre.

L’occupazione non agricola è salita di 128.000 unità il mese scorso, secondo il Dipartimento per il Lavoro USA. Gli analisti intervistati da Investing.com si aspettavano un aumento di sole 89.000 unità. La differenza del 45% è stata enorme per qualsiasi standard ed i mercati hanno risposto di conseguenza, spingendo l’indice S&P 500 ai massimi storici.

Tuttavia, a stemperare in parte questo report esplosivo ha contribuito la revisione del report sull’occupazione originale di settembre, con l’occupazione rivista al rialzo a 180.000 unità dalle 136.000 riportate inizialmente.

Inoltre, il dato sull’occupazione è diverso ogni mese e non c’è alcuna certezza che quello di novembre sarà buono come quello di ottobre. Perciò la performance del mese scorso potrebbe essere tutt’al più un “evento straordinario”.

Le minacce globali potrebbero mantenere la domanda di greggio in un limbo

È importante per gli investitori ricordare che, fino a quando la minaccia della guerra commerciale non sarà del tutto o abbastanza fugata, e non verranno trovate soluzioni permanenti o accettabili al problema della Brexit e ad altre questioni, la domanda di greggio globale potrebbe restare in un limbo.

Oltre a questo, il PIL USA è sceso al tasso annuo dell’1,9% nel terzo trimestre. Sebbene sia stato superiore alle aspettative di Wall Street, ha comunque scatenato timori per gli investimenti e la crescita in futuro, man mano che lo stimolo degli sgravi fiscali svanirà.

Considerando tutti questi aspetti, l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha abbassato le previsioni sulla domanda di greggio per l’anno in corso e per il prossimo. Pur notando che la domanda è aumentata di 800.000 barili al giorno a luglio e di 1,4 milioni di barili al giorno ad agosto, l’AIE ha abbassato le previsioni sulla crescita della domanda nel 2019 di 100.000 unità a circa 1,0 milioni di barili al giorno. Ha tagliato le stime sul 2020 della stessa quantità, a 1,2 milioni di barili al giorno.

I dati dell’EIA potrebbero ancora una volta dettare la direzione

Quindi, se non dovesse emergere nulla dalla Cina, l’unico fattore che potrebbe far muovere i prezzi del greggio questa settimana sarà il solito aggiornamento su scorte e domanda della U.S. Energy Information Administration.

La scorsa settimana, l’EIA ha sconvolto i mercati riportando un’impennata delle scorte di 5,7 milioni di barili per la settimana terminata il 25 ottobre, rispetto all’incremento di circa 494.000 barili previsto dal mercato.

Sul fronte della domanda, le scorte di benzina sono scese di circa 3 milioni di barili, contro le stime di un ribasso di circa 2,9 milioni di barili.

Tuttavia, le scorte di prodotti raffinati sono scese solo di un milione di unità, rispetto al calo previsto di 2,35 milioni. È un segnale del fatto che la grande domanda implicita per gasolio, carburante per aerei e per altri mezzi di trasporto nella maggior parte di ottobre potrebbe ridursi.

Un motivo per la minore riduzione delle scorte di prodotti raffinati potrebbe essere che le raffinerie che hanno appena finito il periodo di manutenzione hanno intensificato la produzione, andando ad aumentare le alte scorte già esistenti. L’attività delle raffinerie è in effetti aumentata del 2% durante la settimana in esame ma, con una capacità operativa dell’87,7% è ancora al di sotto della norma di almeno il 90% per questo periodo dell’anno.

Inoltre, la produzione è rimasta ostinatamente ai massimi storici di 12,6 milioni di barili al giorno per la quarta settimana di fila, ha reso noto l’EIA, malgrado il numero di impianti di trivellazione in attività negli USA sia crollato al minimo di 30 mesi.

Perciò, resta da vedere cosa prospetteranno i dati di questa settimana dell’EIA per la produzione e la domanda di greggio.

1.500 dollari è un livello “adesivo” per l’oro?

Per quanto riguarda l’oro, la sua resilienza sopra i 1.500 dollari ha sorpreso alcuni operatori dei mercati che si aspettavano che il metallo prezioso crollasse bruscamente dopo che la Federal Reserve ha indicato la fine dei tagli ai tassi di interesse dopo la sforbiciata di 25 punti base di mercoledì, la terza da luglio.

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