“C’è il mondo intero negli scacchi: ogni mossa potrebbe essere la tua morte, fa qualunque cosa tranne restare al punto di partenza, e non sei sicuro della tua fine” (Baldovino IV di Gerusalemme)
E’ durato solo un mese il recupero dei mercati finanziari, che dopo l’ottima performance di luglio avevano fatto pensare che il peggio fosse alle spalle. E invece, quasi senza preavviso, si sono materializzati segnali di una tempesta perfetta: aspettative di tassi nuovamente in deciso rialzo, crisi energetica in Europa e tensioni geopolitiche alle stelle con la paura di un incidente nucleare. L’indice S&P 500 dopo avere iniziato sotto i migliori auspici, ha ritracciato e con il calo di venerdì scorso è tornato sotto i massimi di luglio con la prospettiva di chiudere il mese in rosso. Peggio ha fatto l’indice FTSE Mib che ha ritracciato di un terzo il recupero dai minimi del 2022, tornando sotto la soglia psicologica di 22mila punti. Da inizio anno la perdita è nuovamente vicina al 20%, tra le peggiori d’Europa. Sul Paese tornano ad addensarsi nubi di speculazione, che potrebbe accanirsi sul debito pubblico una volta concluse le elezioni politiche. Dal lato opposto della medaglia la Borsa di Mosca che ad agosto ha recuperato il 5%, restando tuttavia in perdita del 25% da gennaio. In questo scenario di grande preoccupazione splende di luce propria l’indice azionario di Israele: +5,3% nel mese in corso e +2,5% da inizio anno. La startup nation attrae capitali per la vocazione ad ospitare società deep tech e proiettate al futuro. Che non sia questa la ricetta per risollevare le sorti del Belpaese?
Il buco di Powell
Il discorso di Jerome Powell dal buco di Jackson non ha fatto felici i rialzisti. Il summit annuale dedicato ai banchieri statunitensi è stato il primo in presenza del 2019. Sembra passata un’era glaciale dall’edizione precedente, in mezzo un’elezione presidenziale statunitense, la guerra in Ucraina e circa 800 punti in più di inflazione (nel 2019 negli Usa stazionava sotto il 2% su base annua) mentre la disoccupazione è ai minimi da 50 anni. Powell si è presentato in maniera dimessa avendo ammesso l’errore di sottovalutazione nel considerare, all’inizio della pandemia, l’inflazione come un fenomeno transitorio. Per riacquisire credibilità dovrà quindi essere più realista del re, ovvero alzare i tassi senza se e senza ma. La prospettiva di un’inversione di tendenza, dopo avere raggiunto in picco di circa il 4% entro fine anno, si allontana. L’obiettivo di un costo della vita al 2%, rispetto all’8% attuale, un miraggio. Powell ha parlato di dolori per famiglie e imprese, durante questo tragitto. I mercati, che anticipano sempre le tendenze, sono i primi a soffrire. Il mese di settembre non inizia sotto buoni auspici.
Ma quale recessione
Secondo James Bullard, nr 1 della FED di Saint Louis, è presto per parlare di recessione ma l’imprevedibilità degli eventi di grande portata che stanno coinvolgendo le nazioni su scala globale fa pensare che le Banche Centrali non abbiano gli strumenti per rimettere le cose a posto come avvenuto nel corso degli ultimi 20 anni. Sbigottisce anche il fatto che il PIL Usa abbia fatto segnare 2 trimestri consecutivi di ribasso ma nello stesso tempo siano stati creati 3 milioni di posti di lavoro. In questo orizzonte incerto non resta che affrontare la situazione quotidianamente a cominciare dal monitoraggio dei dati macroeconomici. Il calendario è ancora impostato alla stagione estiva. Oggi poco o nulla di rilevante se non il discorso di un componente della BCE alle 15:00. Domani le aste dei buoni del tesoro statunitensi a breve termine mentre in serata, alle 20:15 italiane sarà il turno del vice presidente della FED. Ma per il nostro listino i giochi saranno fatti.