Il Financial Times la scorsa settimana ha pubblicato un articolo dal titolo “Hedge funds build biggest bet against Italian debt since 2008”, evidenziando come le posizioni ribassiste sui btp fossero come valore sui livelli record del 2007di 40 mld di dollari. Ovviamente quella del prestito titoli è solo una parte delle posizioni short, andrebbero considerate anche quelle aperte su altri derivati quali future, opzioni e cds. Siamo tornati all’attacco speculativo del 2011 sul debito italiano? Assolutamente no, per due motivi: 1) la direttiva europea del 2012 impedisce di detenere posizioni ribassiste su cds senza sottostante, sono ammesse sostanzialmente solo operazioni di copertura e non speculative 2) nel 2011 non intervenne la Bce.
E’ dimostrabile con i numeri? Assolutamente sì.
I 40 mld di posizioni in dollari ribassiste attuali rappresentano l‘1,75% del totale titoli del debito pubblico in circolazione, rispetto al valore del 2,3% in euro del 2007. Nel 2007 c’erano un 30% in più di posizioni ribassiste, rispetto ad oggi, in termini di titoli del debito pubblico in circolazione. C’è una forte divergenza tra la discesa del btp future e le posizioni ribassiste forse appunto perché non è un grafico in scala percentuale, altrimenti qualcuno dovrebbe già presentarsi all’incasso. Quante di quelle posizioni poi rappresentano coperture e non speculazione? Nessuno potrà rispondere al quesito.
Il btp future, dai massimi della scorsa estate di 155, è sceso ai 120,7 attuali registrando un -22,1% contro un Bund future passato da 179,5 a 149 attuali con un rendimento del -17%; un -5% di extra perdita per il bpt. Nella crisi del 2011 il btp future passò da 119 a 87,5 (-26,5%) ed il bund future da 134,8 a 119,9 (-11%); un -16,5% di extra perdita, oggi compensato dalla direttiva di cui sopra e dall’interventismo della Bce.
La volatilità settimanale del btp future, ossia (max – min)/apertura, ha superato livello soglia del 6% ma è attualmente lontana dall’8% del 2011, 2018 e 2020 (14!); il bund future ha toccato il massimo storico nel 2011 con il 5,63%, valore più alto sia del covid (4,43%) che delle precedenti crisi sotto il 4%. Sembrerebbe che sia sotto attacco speculativo più la Germania che l’Italia.
Il debito pubblico italiano ha però delle criticità in emissione: l’importo richiesto delle nuove emissioni dal 2021 è sceso sotto i 10 mld per emissione (15 mld nel 2011) ed anche il bid to cover sotto il livello di 6.
La realtà è chiara: questa volta l’attacco è contro tutta l’Europa e i suoi singoli debiti, per la gioia di Russia, Cina e USA e si pensa che i btp italiani possano essere facilmente vittime della speculazione ribassista contro l’Europa e la Bce; quale il rischio che si verificasse uno “short squeeze” a causa della fine della guerra e del rialzo dei tassi di interesse (inflazione sotto controllo)? Sarebbe un bel cigno bianco sui btp che potrebbe far saltare qualche speculatore ostile all’Italia.
Guido Gennaccari