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Azionario Giapponese ai massimi da 21 anni. E ora?

Pubblicato 13.11.2017, 09:55
JP225
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Un saluto ai lettori di Investing.com, l'azionario giapponese dopo moltissimi anni in cui ha promesso e mai mantenuto, stavolta sembra fare sul serio consegnandoci in questi mesi un movimento al rialzo che addirittura non si vedeva dalla seconda metà degli anni '80. Praticamente un'eternità dal punto di vista macroeconomico-finanziario-culturale.

A ben vedere questo scenario poteva anche essere messo in conto e questa volta, poteva anche essergli attribuita una probabilità di verificarsi più alta, rispetto al passato.

Basti pensare alle assolute novità di politica economica (c.d. Abenomics) e di contesto globale post crisi 2008 in cui si sono realizzate.

Contesto anch'esso nuovo se solo si pensa alla diffusa e incisiva politica di allentamento monetario che ha prodotto rendimenti negativi per una importante parte delle yield curves in giro per il mondo e controllo dei rendimenti sui titoli di stato a 10y nello stesso Giappone.

L'azionario ora ha raggiunto, nel caso del Nikkei 225, un massimo che non si vedeva da oltre 20 anni, arrivandoci con grande impeto come si vede dal grafico.

Sarebbe ora utile fare qualche considerazione di risk management considerando che i valori di mercato si presentano “tirati” e considerando anche la evidente figura di inversione disegnata dall'indice (grafico settimanale) in corrispondenza della resistenza del suddetto massimo.

Chi avesse usato un approccio quantitativo oggi dovrebbe ragionevolmente trovarsi con fieno in cascina.

Personalmente, nel recente passato, ho considerato long l'azionario Giappone a partire dai 17.500 punti di un anno fa (si veda grafico).

Chi avesse delle plusvalenze, dovrebbe preoccuparsi unicamente di cosa fare con esse: se consolidarne una parte o osare restando nel mercato e sperare di avvantaggiarsi prendendo per buono tutto il bene che oggi si dice dell'economia del paese. Intendiamoci, si tratta di bene vero, notevole e che promette grandi cose per gli investitori nel capitale di rischio.

Si tratta di:

- allentamento monetario,

- controllo della curva dei tassi in particolare acquisto del governativo a 10y allo scopo di tenerlo sotto lo 0,10% di rendimento mortificando la sua funzione disintermediatrice per l'azionario (addirttura oggi si parla di spostare il controllo sul quindicennale!),

- nuova politica da parte delle aziende in merito ai dividendi nel senso che ora gli utili vengono effettivamente distribuiti rendendo improvvisamente molto attraente il mercato azionario dal punto di vista del p/e,

- i consumi sono in netta ascesa contrariamente al passato considerando che i giapponesi negli ultimi decenni si sono fatti apprezzare come popolo che quanto meno rinviava gli acquisti ad un futuro che non arrivava mai,

- crescita globale apprezzabile e, inconsuetamente, coordinata tra i vari paesi ciò che rappresenta un contesto formidabile per la capacità di esportare tecnologia in tutto il mondo, soprattutto automazione per la quale il paese è leader mondiale.

E' doveroso ricordare anche il recente calo nello slancio della crescita del PIL e il legame condizionante con la vicina Cina, anche se a dire il vero questo paese a catena condizionerebbe anche il resto del mondo. Non ultimo la supposta imprevedibilità del regime della Nord Corea, ma qui sembra di capire che sia come stare ai piedi di un vulcano attivo e sperare che non erutti perchè in caso contrario ci sarebbe poco da opporre.

Per chi invece non si fosse fatto ammaliare dalle buone intenzioni di Abe e non fosse già presente sul mercato le cose sono un tantino più complicate.

Un adagio di borsa dice che bisognerebbe comprare sulla debolezza per fare buoni affari, ed oggi la condizione non è presente.

Ma potrebbe anche materializzarsi prossimamente nel caso il mercato cogliesse l'occasione del contatto con questo importante massimo relativo di cui si parla e fare un benefico ritracciamento che scarichi gli eccessi tecnici e dia nuova occasione di ingresso su livelli più bassi.

Ma la frustazione di non essere presente sul carro che oggi sembra tra i più colorati e attraenti potrebbe rivelarsi per qualcuno troppo forte e condizionante dal punto di vista del market timing.

Se le scelte seguono una strategia precisa di money e risk management si può certamente trovare il modo per entrare, dando per scontato che esista una exit strategy pronta ad essere messa in pratica all'occorrenza. Daltronde come si sa “trend is your friend” e sarebbe assurdo andargli contro.

Tutto il contesto, tra l'altro, comincia ad essere molto interessante, se osservato dal punto di vista dei cicli economici e dei mercati finanziari.

Non essendo i cicli di espansione economica e dei mercati finanziari eterni, ogni giorno che passa rende meno probabile un prolungamento del bull market e, per converso, diventano sempre più attuali le considerazioni su come prepararsi e non farsi sorprendere dalla prossima recessione globale.

Infatti questa quando si presenta potrebbe mimetizzarsi come uno storno di mercato all'interno dei trend rialzisti e potrebbe da molti non essere riconosciuta.

Ma francamente lo scenario a detta degli esperti non sembra attuale.

E più lo scenario prende forma e più la memoria corre al momento in cui, come la finanza comportamentale ci ricorda, si consumeranno puntualmente le varie tragedie che coinvolgeranno coloro che, parte debole del mercato, avranno il triste compito di osservare impotenti lo spegnersi del cerino tra le proprie dita.

Bias difficile da estirpare.

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