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Babbo Natale sarà gentile con gli investitori?

Pubblicato 12.12.2023, 15:46
Aggiornato 12.12.2023, 14:17

Si avvicina Natale e secondo le tradizioni tutti diventano più buoni: ma questo vale anche per i mercati?

In generale, ritengo sia bene valutare sia passato che presente per riuscire a capire bene cosa potrebbe succedere in futuro ed anche in questo caso utilizzerò tale modello di analisi. 

Intanto, sappiamo che Dicembre è un mese notoriamente particolare: regna l’ottimismo, che può spingere i mercati verso l’alto in modo incredibile e causare i cosiddetti “Rally di Natale”, ma non bisogna sottovalutare anche la componente della liquidità aziendale di imprese e fondi di investimento, la quale potrebbe essere un ostacolo ai rialzi. Le aziende infatti, generalmente, cercano di mantenere un discreto livello di liquidità per fronteggiare spese impreviste o sfruttare opportunità, tuttavia, la necessità di chiudere l'esercizio di bilancio entro il 31 Dicembre potrebbe portare a vendite di asset o regolamenti di posizioni per bilanciare il portafoglio. Di conseguenza, questo impatto sulla liquidità aziendale può contribuire a una maggiore volatilità nei mercati durante il periodo festivo.
Bisogna comunque sottolineare che l’aspetto appena evidenziato non ostacola per forza i rendimenti dei titoli, talvolta, infatti, fa da catalizzatore ai movimenti di azioni e materie prime verso l’alto.

Tutti questi fattori, uniti al caos generale delle festività, rendono i mercati un po’ “suscettibili” durante questo mese (nonostante alcuni considerino i “rally di Natale” come una garanzia del rialzo dei mercati).

Per quanto riguarda questo momento storico, sappiamo che stiamo vivendo un periodo periodo insolito, dato che vari asset hanno fatto delle oscillazioni molto particolari:
-L’ Oro ha superato i massimi assoluti già durante la prima settimana di dicembre, totalizzando un’escursione di prezzo complessiva del 10% dall’inizio del mese in relazione al dollaro (vedi XAUUSD);
S&P500 in questo mese è partito col botto, con un’escursione totale che ha superato un +6% per il momento;
BTCUSD ha iniziato questo mese con una variazione leggermente superiore al +30%, lasciando molta fiducia in una nuova e potente bullrun nei crypto user.

Complice di tutto ciò è un dollaro che, solo nella prima settimana, ha perso più dell’1,5% del proprio valore ed il cui valore è in calo del 3,5% rispetto ai massimi raggiunti ad ottobre. Purtroppo (o per fortuna) degli investitori in azioni e beni rifugio, il biglietto verde sembra essere in una situazione alquanto pericolosa.

Tutto ciò fa pensare che ci siano buone probabilità di vedere i mercati prosperare da qui agli inizi del 2024, ma bisogna considerare un paio di fattori che, prima o poi, potrebbero spuntare per far pagare il conto agli investitori:

1)L’inflazione è un problema ancora lontano dall’essere risolto e la FED sarà molto probabilmente costretta ad inasprire la sua politica di aumento dei tassi per risolvere il problema.
Se sarà troppo severa con la politica monetaria, potrebbe causare un ri-bilanciamento nei portafogli degli investitori (che smetterebbero di puntare sui titoli, se le obbligazioni cominciassero a dare opportunità adeguate) e, più sul lungo termine, un rallentamento economico.

2)I conflitti globali non stanno aiutando molto l’economia globale e la situazione potrebbe peggiorare; abbiamo visto come la guerra in Ucraina ha avuto un impatto pesante sulle catene di approvvigionamento (problema rimasto ancora irrisolto, dato che in parte dipendiamo ancora dal gas russo), causando un aumento dei prezzi di granaglie, petrolio e gas in tutta Europa.
Ora la situazione sembra poter farsi ancora peggiore per via delle ostilità in Medio Oriente: l’obiettivo di Putin è quello di tenere il prezzo del petrolio il più alto possibile negli USA, in modo tale da sfavorire Biden alle presidenziali del 2024, proposito che sta perseguendo con successo tramite l’accordo con Mohammed bin Salman, primo in successione al trono dell’Arabia Saudita.
Inoltre, un altro possibile problema per gli USA (ma soprattutto per noi) potrebbe essere il fatto che, se i paesi arabi andassero a ridurre la produzione o l’importazione di petrolio e gas per via di un inasprimento del conflitto in Israele, schizzerebbero in alto e prezzi di queste materie prime.
Per far capire quanto influirebbe un taglio da parte dell’Iran, si pensi, ad esempio, che è il sesto produttore di petrolio al mondo, con 3,4 milioni di barili di petrolio “sfornati” ogni giorno: una quantità ben superiore a quella prodotta dagli Emirati Arabi Uniti.

Concludendo, possiamo asserire che, sul breve termine, ci sono prospettive molto allettanti sui mercati (specie, a mio avviso, nel settore azionario), ma bisogna stare attenti sia all’impatto economico che psicologico che può avere il mix 
tra le tensioni geopolitiche (soprattutto con Russia e Medio Oriente) ed i possibili aumenti dei tassi di interesse.

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